BRINDISI- Fanno man bassa di rame e silicio, tra le campagne di Cerano e poi di Brindisi. E’ caccia ai ghiottoni del fulvo metallo, asportato a tonnellate addirittura dalla sorvegliattissima centrale Federico II.
I golosoni dell’oro rosso, risaputo, non demordono, soprattutto quando tra loro e il prezioso bottino c’è di mezzo solo una modesta rete di recinzione.
Sì, perchè il primo di una piccola tornata di furti simili tra loro, si è consumato nella nottata di martedì scorso nei pressi della centrale Enel di Cerano, dove poi si sono recati i carabinieri della Stazione di Tuturano, allertati da curiosi di passaggio. Al loro arrivo però i militari non hanno potuto far altro che registarere l’accaduto, ascoltare i testimoni e accertare la scomparsa dal cantiere di due tonnellate e mezzo di cavi di rame.
Una grossa abbuffata di cui non è quantificabile ancora il danno. Stando alle prime rilevazioni alla rete di recinzione della centrale è stato praticato un buco utile per far passare il metallo rosso e quindi poi darsi alla fuga. Resta ancora ignota l’identità dei malfattori di cui, sul posto, non v’era più alcuna traccia all’arrivo dei militari.
Più o meno simile, è invece, il furto avvenuto tra lunedì e mercoledì scorso, in contrada Gambetta, a Brindisi, dove ignoti hanno fatto man bassa di 1000 pannelli fotovoltaici di un impianto. Come ci sono riusciti? Apportando anche qui un foro sulla recinzione perimetrale del campo. A indagare, nella fattispecie, i carabinieri della stazione di Brindisi Casale che hanno già avviato le indagini di rito tese a identificare i responsabili. Che siano solo coincidenze?
Il dubbio resta: due eventi simili, accaduti in luoghi non troppo lontani tra loro, che magari potrebbero lasciar pensare ad un piano ben congeniato e di più ampio respiro.