Cronaca

Processo Eternit: saranno ascoltati gli operai salentini

LECCE- Quindici nomi per iniziare e provare ad avere giustizia. Sono quelli contenuti nell’elenco inviato il 5 agosto scorso a Torino, su richiesta del procuratore aggiunto Raffaele Guariniello, pm nel primo processo Eternit per le vittime di Casale Monferrato. Nomi e cognomi, date di nascita e malattia diagnosticata.

Le storie degli ex operai salentini impiegati e ammalatisi nelle fabbriche del colosso Eternit, in Svizzera, si preparano a diventare la base del nuovo processo Eternit Ter. Saranno quei lavoratori a dover essere ascoltati, presumibilmente entro l’autunno. Le loro testimonianze, messe a verbale, potrebbero essere alla base del nuovo fascicolo d’inchiesta pronto ad essere aperto, come più volte annunciato dallo stesso pm.

D’altronde, che fosse più impossibile che difficile accorpare alle vicende degli altri stabilimenti italiani dell’Eternit, Casale Monferrato, Bagnoli, Cavagnolo e Rubiera, anche quella degli operai impiegati negli opifici esteri era ormai noto. La via di un nuovo procedimento giudiziario, per quanto in Piemonte e per quanto difficoltosa, appare ora come la più concreta. Eppure, che non sia scontata dipende più dai salentini che da altri. È quanto è stato annunciato dal presidente dell’associazione Familiari e Vittime Amianto di Corsano, Biagio Mastria, durante la presentazione in anteprima nazionale del documentario L’Eterneide, per la regia di Donato Nuzzo e Fulvio Rifuggio, a Castiglione d’Otranto.

“I quindici nomi servono a dare la stura all’inchiesta giudiziaria- ha spiegato Mastria- ma, per darle un seguito, Guariniello ha già avvisato: serve una mobilitazione di tutti, di centinaia degli ex lavoratori, altrimenti non si va da nessuna parte”.

Da qui l’appello,  rivolto a ex dipendenti e familiari di quelli già scomparsi, perchè si facciano avanti e contattino l’ associazione o il comitato che è appositamente sorto. È da circa tredici anni che, da Corsano, si aggiornano i registri delle vittime dell’amianto. Si è arrivati a circa 2500 nominativi in tutta la Puglia, mille solo nel Leccese e, soprattutto, nel Capo di Leuca, tra Corsano, Tiggiano e Andrano, i paesi da cui più sono partiti emigranti diretti a Niederurnen, la capitale dell’amianto, nei cui stabilimenti hanno lavorato per otto ore al giorno, tutti i giorni, per decenni, esposti alle polveri, senza protezione alcuna, neppure una mascherina. Inalando fibre che si sono rivelate letali, facendoli ritornare in patria con placche pleuriche, asbestosi, tumori al polmone o con il micidiale mesotelioma pleurico.

Senza alcuna indennità per malattia professionale, risarcimento economico e soprattutto  riconoscimento della lesione della dignità. Dramma occultato dalle istituzioni elvetiche, ignorato da quelle italiane. “Nessuno dei nostri rappresentanti politici si è occupato di noi”, è stata la denuncia più volte ripetuta. Ora, dopo la visita di Guariniello direttamente a Corsano, agli inizi di luglio, si confida nella svolta. Gli elenchi sono stati inviati, ma serve che tutti battano un colpo.

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