Attualità

Oggi più che mai Brindisi ha bisogno della riperimentrazione dell’area Sin

BRINDISI – La cronaca di questi giorni costituisce una conferma dell’importanza di poter disporre, in un agglomerato industriale, di aree dove poter ospitare nuovi insediamenti produttivi. E invece a Brindisi si è costretti a fare i conti con i tanti vincoli determinati dall’inserimento in un Sito di Interesse Nazionale.

L’area SIN di Brindisi – è bene ricordarlo – risale al 2000 quando si decise di inserire tutte le aree potenzialmente inquinate all’interno di un perimetro particolarmente vasto. Stiamo parlando della zona industriale dove per decenni hanno sversato proprio di tutto, complici leggi troppo permissive che con il tempo sono state modificate in maniera radicale.

In un paese normale aver allargato tanto i confini della zona potenzialmente inquinata avrebbe potuto avere il significato di nuovi e cospicui investimenti, con interventi di bonifica mirati ed efficaci.

In realtà, in Italia tutto questo non avviene perché la burocrazia ostacola tutto e quindi l’area SIN di fatto è diventata un museo a cielo aperto di inefficienza e di incapacità di individuare soluzioni veloci, in grado di restituire competitività al territorio.

Tutti gli interventi di bonifica si sono impantanati sulle scrivanie del Ministero dell’Ambiente e della società collegata Sogesid. Il tutto, mentre le aziende che hanno inquinato hanno versato somme forfettarie allo Stato, sulla base di un accordo fatto sottoscrivere dall’ex direttore generale del Ministero dell’Ambiente Gianfranco Mascazzini che per decenni ha gestito in Italia il business delle bonifiche.

Quei soldi – evidentemente destinati alle aree come Brindisi fortemente inquinate – sono finiti in un calderone nazionale e solo una parte è tornata al mittente, cioè al territorio brindisino.

Sta di fatto che di interventi di bonifica ne sono stati eseguiti pochissimi.

Adesso si vuole procedere con un ridimensionamento delle aree SIN, tra cui Brindisi. E’ un fatto positivo se lo si legge in un’ottica di disponibilità di nuove aree dove andare a localizzare nuovi insediamenti produttivi. Ma è importante far presto, perché il treno dello sviluppo e della riconversione industriale non passerà un’altra volta.

Mimmo Consales

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