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Decarbonizzazione, operatori portuali di Brindisi: “Tavolo di crisi o sarà sciopero”

BRINDISI – Il processo di decarbonizzazione avviato anche in Italia (che dovrà concretizzarsi entro il 2025) porterà indubbiamente benefici all’ambiente e la finalità di tale processo, pertanto, è assolutamente condivisibile e nulla dovrà essere fatto per frenarlo. Ma chi fa da sempre impresa utilizzando il carbone deve prepararsi ad affrontare la crisi.

È quanto sostengono, in sintesi, i firmatari della lettera indirizzata a Governo, Regione Puglia, Provincia e Comune di Brindisi, Prefettura e autorità portuale.

Il porto di Brindisi va incontro al collasso ed è per questo che a chiedere l’immediata apertura di un tavolo di crisi sono 50 aziende che operano nel porto, gli Operatori Portuali Salentini, la Sezione Trasporto, Porto e Logistica di Confindustria Brindisi, gli agenti marittimi dell’associazione regionale Raccomar , insieme a FEDESPEDI e ANASPED.

“A Brindisi, come è noto -si legge nella missiva- il problema si pone in maniera dirompente, visto che per decenni una buona fetta dell’economia industriale e portuale ha ruotato intorno all’esercizio di due centrali termoelettriche alimentate a carbone.

Molte aree e banchine del porto commerciale sono state vincolate proprio all’attività di queste due centrali e in particolare, a quella dell’impianto Enel Federico II. Il tutto, come è facilmente riscontrabile, ha limitato lo sviluppo di altre tipologie di traffici.

Oggi, a processo di decarbonizzazione già avviato, quella centrale a carbone sarà trasformata a turbogas, alimentata via terra con il gasdotto Snam. Un processo ormai irreversibile e che Brindisi dovrà affrontare con serietà e decisione.

Ai ridimensionamenti della forza-lavoro diretta all’interno della centrale e alla scontata diminuzione dell’indotto andranno ad aggiungersi ripercussioni gravissime per l’intera economia portuale di questo territorio.

I traffici portuali sono inoltre da tempo scarsamente alimentati dalle aziende manifatturiere presenti nel territorio e la mancanza quasi assoluta di opere portuali, attese da oltre venti anni e che potrebbero attrarre nuovi mercati, preannuncia un disastroso epilogo della storia del porto di Brindisi.

Tale situazione determina una ennesima crisi occupazionale di un comparto che conta oltre 2000 lavoratori che si aggiunge ad altre profonde crisi in atto.

Come operatori portuali brindisini chiediamo che venga attivato immediatamente un tavolo di crisi dell’intero comparto con le istituzioni coinvolte, a tutti i livelli, Camera di Commercio, Enel, le grandi multinazionali presenti nell’area brindisina e le associazioni datoriali e sindacali territoriali coinvolte.

Ci auguriamo che il nostro appello venga considerato per la sua gravità e ci aspettiamo che a stretto giro venga costituito il tavolo di crisi e di essere invitati allo stesso, ma siamo pronti – in caso contrario – a promuovere incisive forme di protesta, tra cui lo sciopero generale.

 

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