Cronaca

Coinvolto nel processo “Labirinto”: sigilli ai beni di Vincenzo Rizzo

SAN CESARIO- Il processo nato dall’operazione “Labirinto” è agli sgoccioli. Dopo la richiesta di condanne per circa due secoli di carcere da parte del pubblico ministero Valeria Farina Valaori, proprio nelle scorse ore, arriva un maxi sequestro preventivo del patrimonio riconducibile ad uno degli imputati: Vincenzo Rizzo di San Cesario. I Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Lecce hanno messo i sigilli, su disposizione della I Sezione Penale del Tribunale e su richiesta della DDA a beni per un valore complessivo di 800 mila euro. Vincenzo Rizzo era stato arrestato nel luglio 2018 ed è ritenuto dagli investigatori al vertice di uno dei sodalizi criminali federati al clan “TORNESE” di Monteroni, dediti al traffico internazionale e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto abusivo di armi, estorsione e danneggiamento con l’aggravante del metodo mafioso. Gli accertamenti svolti anche nei suoi confronti hanno documentano la disponibilità di un patrimonio economico considerevole, non giustificato dall’entità dei redditi dichiarati e ritenuto il frutto degli introiti delle attività illecite individuate nel corso delle indagini.

Finiscono sotto sequestro la società TRADE Service, con bar e somministrazione di alimenti e bevande, con sede legale a San Cesario di Lecce con insegna “Miss Coffee”; due abitazioni a San Cesario di Lecce, due auto ed un motociclo; 17 rapporti bancari, tra conti correnti, conti deposito a risparmio e carte di credito. Nell’ambito delle stesse indagini erano già finito sotto sequestro beni per circa sei milioni di euro intestati a Saulle Politi, Fabio Rizzo e Davide Quintana, tutti coinvolti nell’operazione labirinto.

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