LECCE- “Rischio e pericolo costanti”. Parole che mai dovrebbero essere associate al lavoro. Eppure di lavoro si muore, si continua a morire. Anche nel 2016. Anche nel Salento. Giacomo Campo aveva 25 anni ed è morto nello stabilimento Ilva di Taranto, tra l’indignazione generale. Ma la rabbia arriva sempre troppo tardi.
Dall’inizio del 2016, in Italia, le morti bianche sono state 500, ma ci sono da aggiungere anche i casi, ignoti ai dati ufficiali, di infortuni di ogni genere “di cui -è la denuncia dei sindacati- le aziende cercano di celare l’evento, invitando i lavoratori a dichiarare che l’accaduto è avvenuto al di fuori dell’orario di lavoro, oppure a casa”. A Lecce e provincia i lavoratori metalmeccanici, supportati da Fim Cisl Fiom Cgil e Uilm Uil, hanno dichiarato un’ora di sciopero a fine turno e una delegazione delle tre sigle ha consegnato un documento al prefetto Palomba, in cui denunciano: “Nel territorio provinciale, pur di garantire un reddito alle proprie famiglie, i lavoratori si vedono costretti ad accettare condizioni di rischio e pericolo costante sui posti di lavoro, perché la crisi ha profondamente minato il sistema di tutele, di prevenzione e protezione. Una situazione che lede la dignità di tutti i cittadini e pone i lavoratori davanti a un drammatico ricatto occupazionale: o si accettano queste condizioni oppure non si lavora.
Per i lavoratori metalmeccanici un contratto nazionale che affronti queste tematiche vuole dire porre argine a questa situazione, perché si rendono più forti i lavoratori nella difesa dei propri diritti e di una condivisa e diffusa cultura della sicurezza”.