CronacaEconomia

Dramma occupazione: in Puglia cala al 41,8 per cento

LECCE- La tabella è un’elaborazione del Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati Istat. Il quadro è nero e parla di una lenta agonia lavorativa. Continua a calare l’occupazione in Puglia. Il tasso è sceso al 41,8 per cento. Si tratta del parametro riferito al quarto trimestre del 2014; il 55,8 per cento riguarda gli uomini e il 28,1 per cento le donne.
Gli occupati sono un milione 130mila (nel trimestre precedente erano un milione 139mila e il tasso si attestava al 42 per cento). Guardando quale sia la situazione provincia per provincia del Salento, a Lecce si è passati da 42,3 per cento a 41,6, cioè da 225.131 occupati a 217.954 (dieci anni fa erano 243.249); a Taranto si è passati da 42,8 a 41,4; in ripresa, invece, rispetto al 2013, il dato riferito alla provincia di Brindisi, che passa dal 43 al 44 per cento. I dati si riferiscono ad un bacino totale, dal quale sono ovviamente escluse le persone di età compresa tra 0 e 15 anni, gli anzianni che hanno superato l’età lavorativa e i cosiddetti „inattivi“, cioè i giovani che non studiano né, ufficialmente presso i centri per l’impiego, cercano lavoro.

«I dati elaborati dal nostro Centro Studi regionale – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – evidenziano l’estrema criticità della situazione occupazionale nella nostra regione. Anche nella provincia di Brindisi ed in quella di Barletta-Andria-Trani, dove il dato è in risalita rispetto al 2013, il valore assoluto risulta essere ancora troppo basso. In particolare – continua il presidente – colpiscono i numeri dell’occupazione femminile: ad oggi solo poco più di una donna pugliese su quattro ha un lavoro regolare e questo è un fatto intollerabile. Auspichiamo che i provvedimenti contenuti nel Jobs Act, unitamente agli sgravi contributivi previsti dalla legge di stabilità, contribuiscano in maniera importante a sbloccare il mercato del lavoro. Tuttavia – sottolinea il presidente – questi interventi da soli non bastano per generare occupazione. Sono le imprese, specie quelle piccole e medie, a creare posti di lavoro. Solo attraverso un piano organico di sostegno allo sviluppo imprenditoriale ed incisive riforme in materia di fisco, credito, giustizia civile e burocrazia, la cui ipertrofia è spesso occasione di corruzione, potremo porre le basi per una stabile ripresa occupazionale».

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