SANNICOLA – Non c’è spazio, almeno per ora, per un allentamento delle misure cautelari nei confronti di Gianpaolo Miglietta, l’ex responsabile dell’Ufficio Tecnico e RUP del Comune di Sannicola finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta che ha travolto l’amministrazione comunale. La giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Valeria Fedele, ha rigettato l’istanza della difesa che chiedeva la revoca della misura degli arresti domiciliari o, in subordine, la sua sostituzione con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Lecce e guidata dal sostituto procuratore Patrizia Ciccarese, ha portato a una serie di misure cautelari nei confronti di diversi soggetti – tra funzionari pubblici e imprenditori – accusati, a vario titolo, di turbativa d’asta, falso e altri reati legati a gare d’appalto e affidamenti sospetti, anche con fondi PNRR.
A nulla è servita, per ora, la decisione della giunta comunale di revocare Miglietta dall’incarico di RUP e di estrometterlo formalmente dai procedimenti in corso. Secondo il Gip, infatti, questa misura “non appare idonea ad escludere né ad attenuare il concreto ed attuale pericolo di reiterazione di reati analoghi”. Il motivo? I “consolidati rapporti” tra Miglietta e altri protagonisti dell’inchiesta – tra cui l’ex vicesindaco Cosimo Piccione, il sindaco Graziano Scorrano, indagato, e vari funzionari comunali – ancora operativi all’interno della macchina amministrativa.
“La disinvoltura e la spregiudicatezza con cui ha falsificato atti pubblici – scrive la giudice Fedele nell’ordinanza – rende concreto e attuale il rischio che Miglietta continui a delinquere all’interno dell’amministrazione comunale”.
Più favorevole, invece, la posizione di altri indagati. È il caso di Valentina Errico, nei cui confronti è stata revocata la misura dell’obbligo di presentazione quotidiana. La donna – assunta da appena due mesi al momento dei fatti contestati – ha dichiarato di non avere alcun legame con gli altri coinvolti, e secondo il giudice il suo ruolo risulta marginale.
Restano invece attive, seppur attenuate, le misure nei confronti di Valerio Rizzello e Giuseppe Ingrosso. Il primo ha ottenuto la riduzione dell’obbligo di firma a tre volte la settimana per motivi di salute, mentre al secondo – libero professionista – è stato concesso di mantenere la misura ma con modalità compatibili con l’attività lavorativa.
Al centro delle indagini della guardia di finanza di Gallipoli ci sarebbero diversi affidamenti pubblici e l’interfaccia sospetta tra funzionari, tecnici e soggetti esterni, alcuni dei quali legati da rapporti personali, economici o professionali. Elementi che, per la Procura, dimostrerebbero un “sistema” più che un insieme di episodi isolati.
