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Contatti fitti tra Barone e Delli Noci: il gip parla di “sistema”

LECCE – Non si tratta di singoli episodi isolati, né delle classiche tangenti in valigetta. L’inchiesta che scuote la Puglia racconta qualcosa di più profondo: un sistema radicato, diffuso, normalizzato. Una rete di relazioni costruita per ottenere vantaggi, influenzare decisioni, manovrare risorse pubbliche. Ogni favore, ogni contatto, ogni gesto: una tessera di un mosaico più grande.

È questa la fotografia che emerge dalle 1.200 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Angelo Zizzari. Un’indagine che chiama in causa imprenditori, politici, intermediari. Tutti accusati di aver dato vita a un gruppo di potere capace di penetrare i gangli dell’amministrazione pubblica, soprattutto nel settore turistico, ricettivo e immobiliare.

Al centro della scena, secondo il gip, c’è Alfredo Barone, 69 anni, imprenditore finito in carcere e considerato il dominus della rete. Attorno a lui ruotano nomi noti come Marino Congedo, Maurizio Laforgia e Alessandro Delli Noci, ex assessore regionale allo Sviluppo economico, oggi indagato a piede libero. Le sue dimissioni, sottolinea il giudice, hanno solo eliminato i presupposti per l’arresto, ma non scalfiscono la gravità delle accuse. Per gli inquirenti, Delli Noci resta il referente politico del gruppo, l’uomo che assicurava canali privilegiati, appoggi, accelerazioni burocratiche. In cambio? Pacchetti di voti, donazioni, assunzioni, pranzi da migliaia di euro.

Niente mazzette, dunque. Bastavano “erogazioni liberali” da 5mila euro, cene di lusso, forniture gratuite di sushi da ristoranti riconducibili a Barone, assunzioni nei supermercati degli amici. Ogni gesto, un investimento. Ogni favore, una moneta di scambio. «Un contesto delittuoso di assoluto rilievo», scrive il gip, che parla di un accordo strutturato e continuativo, fatto di sostegno politico, finanziario e logistico.

Due i progetti simbolo del sistema: la ristrutturazione milionaria dell’ex convento “Stimmatine” e l’operazione “Rivabella”, al centro di contatti e incontri. Ma Delli Noci e Barone si sarebbero sentiti fino ad un mese prima, per un altro progetto. Insomma, gli affari si sarebbero interrotti solo quando è entrata in scena la finanza con la notifica dell’atto d’indagine con la convocazione per l’interrogatorio di garanzia. Le intercettazioni e l’analisi dei telefoni parlano chiaro: la finanza ha contato ben 168 contatti telefonici tra Barone e Delli noci da novembre 2022 a ottobre 2024; 113 contatti telefonici tra Barone e Laforgia fino a luglio 2024. Le chat, invece, mostrano Delli Noci inoltrare richieste direttamente ai suoi uffici, ottenendo risposte da girare in tempo reale a Barone.

Secondo il giudice, il sistema aveva colonizzato la quotidianità amministrativa. La gestione pubblica era diventata un “supermercato degli imprenditori”, dove tutto si poteva negoziare: bandi, autorizzazioni, finanziamenti, incarichi.

L’obiettivo? Semplice e spietato: “occupare ogni opzione di remunerazione” accessibile attraverso la spesa pubblica.

L’inchiesta, coordinata dai pm Massimiliano Carducci e Alessandro Prontera, va oltre i confini della cronaca giudiziaria. Racconta un modo di fare, un’abitudine, una mentalità. Una degenerazione sistemica. Dove la corruzione non è più eccezione ma regola, dove le istituzioni si piegano agli interessi privati, dove il confine tra legalità e convenienza si fa sempre più sottile.
«La gestione della cosa pubblica – conclude il gip – risulta profondamente compromessa e condizionata da logiche di scambio e favori».

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