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Inchiesta su fondi e favori: sette misure cautelari, in carcere l’imprenditore Alfredo Barone

Dopo tre settimane dagli interrogatori di garanzia nei confronti di politici, imprenditori e funzionali, accusati di favori in cambio di consensi elettorali, il gip ha emesso sette ordinanze cautelari. In carcere l’imprenditore 69enne Alfredo Barone, ritenuto ideatore della rete di favori e appalti; agli arresti domiciliari Marino Congedo, 82 anni, e l’ingegnere barese Maurizio Laforgia, 52 anni, di Bari, figlio di Domenico già rettore dell’Università del Salento e successivamente direttore generale del dipartimento sviluppo economico della Regione Puglia, ritenuto il collante negli affari tra gli imprenditori e l’ex assessore regionale Alessandro Delli Noci. Altre quattro persone, tra professionisti e funzionari, sono state colpite da misure interdittive. Sospensione dall’attività, infatti, per: il commercialista Giovanni Rapanà, 64 anni, di Lecce, Corrado Congedo, 62, di Lecce, Michele Barba, 49, di Gallipoli e Italia Santoro, 61 anni, di Lecce. Nessuna misura è stata adottata, invece, nei confronti proprio di Delli Noci, le cui dimissioni da assessore e consigliere regionale hanno, secondo il gip eliminato, i rischi di reiterazione del reato e inquinamento delle prove. Stessa sorte per Angelo Mazzotta, di 65 anni, responsabile dello sportello unico per l’edilizia del Comune di Lecce, poiché durante l’interrogatorio ha annunciato l’imminente pensionamento. In pensione dal 2023 Nicola Capone, 68 anni, in passato responsabile dell’ufficio Permessi di costruire. Il filone d’indagine – coordinato dai pm Prontera e Carducci – ipotizza lo scambio di favori, pacchetti di voti, assunzioni e finanziamenti pubblici pilotati, finanziati anche con fondi del programma regionale “PIA Turismo”. L’inchiesta nel giugno scorso portò ai sequestri patrimoniali per oltre 5 milioni di euro a carico del gruppo imprenditoriale. Per la procura quello scoperto e ricostruito nelle 1200 pagine di ordinanza è un sistema articolato tra politica, pubblica amministrazione e pezzi dell’imprenditoria salentina. Gli indagati, 30 in tutto, sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata a corruzione, turbativa d’asta, frode ai danni di fondi pubblici e riciclaggio.
Le indagini condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Lecce hanno portato alla luce un presunto sistema di potere basato su corruzione, turbativa d’asta, truffa ai danni di Stato, Regione Puglia e Unione europea, nonché su episodi di riciclaggio e auto-riciclaggio. Al centro dell’inchiesta, aperta nel 2019, ci sono i fondi pubblici legati ai Programmi Integrati di Agevolazione e la rete di interessi che avrebbe coinvolto politici, imprenditori e funzionari pubblici. Secondo la Procura, il sistema era in grado di condizionare scelte politiche, orientare appalti, garantire fondi e favorire carriere. Un intreccio che toccava non solo il Comune di Lecce ma anche enti locali del Salento e la società regionale Puglia Sviluppo. Maurizio Laforgia, ristretto ai domiciliari, definito dagli inquirenti un “faccendiere-lobbista”, risulta essere la figura chiave di un presunto sodalizio criminale radicato nelle stanze del potere pugliese. Avrebbe utilizzato la sua rete per intrecciare alleanze tra imprenditoria e politica, esercitando pressioni per finanziare progetti milionari. Stretto il legame con l’ex assessore regionale Alessandro Delli Noci, che Laforgia avrebbe sostenuto nel suo percorso politico, “ripulendolo” dalle precedenti affiliazioni e rendendolo, secondo gli inquirenti, un referente politico allineato agli interessi del gruppo. «È il cavallo su cui ho puntato», dice Laforgia in un’intercettazione. In un altro passaggio afferma: «Me lo prendo con il guinzaglio… con la museruola», a conferma del ruolo di controllo esercitato anche sulle decisioni più delicate.

CASO DELLI NOCI
Le dimissioni integrali (da consigliere e da assessore regionale allo Sviluppo economico) hanno fatto venir meno le esigenze cautelari riguardo alla richiesta di arresti domiciliari, ma resta ferma la sussistenza della gravità indiziaria, che anzi risulta confermata all’esito dell’interrogatorio di garanzia.
Così scrive il gip Angelo Zizzari a proposito della posizione di Alessandro Delli Noci, indagato per associazione per delinquere in relazione a presunti episodi corruttivi. Delli Noci, secondo le accuse, sarebbe stato a disposizione di un gruppo imprenditoriale (con a capo Alfredo barone e Marino Congedo) al quale avrebbe garantito “percorsi collaterali” e corsie preferenziali per l’approvazione di progetti e finanziamenti in cambio di supporto elettorale: pacchetti di voti, cene, un contributo da 5mila euro, assunzioni. E dalle indagini e dagli interrogatori di garanzia, secondo il gip emerge proprio un sistema stabile corruttivo politico imprenditoriale.
Sistema che non risulta essere stato smentito dalle dichiarazioni spontanee e dagli atti difensivi. In particolare, a proposito dell’interrogatorio di Delli Noci, il gip fa riferimento alle generiche attestazioni dell’allora sindaco Salvemini, acquisite ad indagini difensive nell’interesse dell’ex assessore. Dichiarazioni che si soffermano sui singoli aspetti formali dell’iter amministrativo senza tenere conto – scrive il gip – delle condotte criminali e dei retroscena svelati dalle indagini.
Insomma per il gip quando Delli Noci, reclamando un’asserita regolarità parla di atti dovuti e di progetti approvati nel rispetto della legittimità, omette di fare i conti con quanto compiutamente svelato dalle indagini.
I pubblici ministeri – riguardo a Delli Noci – hanno chiesto di non dar seguito alla richiesta di applicazione delle misura cautelare degli arresti domiciliari perchè con le dimissioni integrali non sono più attuali le esigenze cautelari (reiterazione del reato e inquinamento probatorio). Ma su un punto la Procura insiste: la versione resa da Delli Noci nell’interrogatorio preventivo (fino al momento in cui si è avvalso della facoltà di non rispondere), lungi dall’offrire elementi di chiarezza e comunque a discarico, ha di contro, corroborato l’impostazione accusatoria.

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