CASARANO – Avrebbe versato cinque litri di benzina addosso alla compagna con l’intento di darle fuoco. A salvarla, in quel drammatico 4 giugno scorso, è stata solo la prontezza della donna che è riuscita a fuggire rifugiandosi a casa di un vicino, mentre lui era alla ricerca dell’accendino. Ora, per un 40enne di Casarano, si sono aperte le porte del carcere. Il Gip del Tribunale di Lecce, Anna Paola Capano, ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere, accogliendo la richiesta della Procura.
L’uomo è accusato di tentato omicidio aggravato, maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale aggravata e continuata ai danni della compagna e del figlio minore della coppia, un bambino di 7 anni.
Secondo quanto emerso dall’ordinanza, la donna ha trovato la forza di denunciare il compagno solo dopo l’ultimo, estremo episodio. Quel giorno, dopo un banale litigio per una lattina d’olio rovesciata in auto, l’uomo l’ha aggredita verbalmente, minacciandola: “Non ci credi ca osci te mintu focu, se non te ne vai te ciu”, le avrebbe urlato. Poi si sarebbe diretto in garage, avrebbe preso una tanica di benzina e l’avrebbe versata addosso alla compagna nel tentativo di darle fuoco, cercando un accendino per completare l’azione. Non lo ha trovato. La donna è riuscita a scappare e a chiedere aiuto a un vicino, che l’ha accolta mentre lei ancora emanava odore di benzina. I suoi vestiti, poi sequestrati, erano imbevuti di liquido infiammabile.
Ma l’episodio del 4 giugno è stato solo l’apice di anni di vessazioni e violenze. Dall’inizio della convivenza, nel 2017, l’uomo avrebbe sottoposto la compagna e il figlio a un regime di vita “penoso, mortificante e persecutorio”, fatto di minacce, insulti quotidiani, violenze fisiche e psicologiche. I comportamenti documentati vanno dalle percosse all’uso di telecamere in casa per controllare la donna, passando per episodi in cui l’uomo l’avrebbe soffocata con un cuscino o costretta a rapporti sessuali contro la sua volontà, anche davanti al figlio.
In più occasioni avrebbe anche usato forza fisica per impedirle di lavorare o di frequentare amici e familiari.
Il Gip ha riconosciuto la piena sussistenza delle esigenze cautelari, sottolineando il “concreto e attuale pericolo” che l’uomo, se lasciato libero, possa reiterare le stesse condotte.
E così è stato condotto nel carcere di Lecce, dove rimarrà a disposizione dell’autorità giudiziaria.
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