ACQUARICA DEL CAPO – Il 21 giugno di 10 anni fa per la famiglia di Ivan Ciullo è iniziato un calvario. Prima la tragica scoperta del corpo del figlio, trovato senza vita a 34 anni, impiccato ad un albero nelle campagne di Acquarica del Capo. Poi la strenua lotta di mamma Rita e del marito Sergio, convinti che la morte di Ivan – in arte dj Navi – non debba essere archiviata come un suicidio, come invece la Procura ha già chiesto e ottenuto per tre volte.
Adesso pende una nuova richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero Buffelli, alla quale tramite i propri legali – gli avvocati Paolo Maci e Gianluca Tarantini – la famiglia si oppone per la quarta volta, mettendo nero su bianco elementi che potrebbero essere stati trascurati nelle precedenti indagini, presunte false testimonianze e intercettazioni che potrebbero rivelarsi cruciali.
L’udienza in Camera di Consiglio è stata fissata per l’11 luglio prossimo.
In quell’occasione la Gip Tea Verderosa dovrà esprimersi. Le indagini, riaperte nel 2023, avevano ipotizzato il reato di omicidio e coinvolto due indagati: un collaboratore dello studio di registrazione di Ciullo e un uomo legato a una tormentata relazione sentimentale con il dj.
La Gip potrebbe accogliere la richiesta di archiviazione oppure disporre nuove indagini e un’imputazione coatta.
Intanto di dj Navi restano scatti e video preziosi di amici e familiari e poi una canzone dal titolo “strati d’anima”, scritta dallo stesso Ivan, riarrangiata da un gruppo di artisti: un omaggio a ciò che Ivan è stato e resterà per sempre nel cuore di chi lo ha conosciuto. I genitori, l’11 luglio prossimo, confidano nella svolta per fare chiarezza e avere giustizia una volta per tutte.