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Doppio ruolo medici di famiglia-guardie mediche, in Puglia ancora incognite

Un accordo monco, che non chiarisce né il ruolo né i termini contrattuali dell’attività di ex guardia medica a cui sono chiamati i medici di medicina generale. Nell’accordo integrativo regionale pubblicato il 26 maggio scorso, che stanzia 80 milioni di euro per la riorganizzazione della medicina territoriale, non viene chiarita l’altra faccia dell’attività professionale che i medici di base dovranno svolgere sul territorio, retribuita su base oraria. Finora i due ruoli erano distinti: il medico di famiglia si dedicava all’attività di studio, visita e gestione dei suoi pazienti, mentre quello di continuità assistenziale forniva assistenza soprattutto di notte, nel fine settimana e nei festivi, quando gli ambulatori medici sono generalmente chiusi. Un meccanismo che si è inceppato, lasciando scoperta soprattutto l’assistenza non ambulatoriale. Da qui la “rivoluzione” del ruolo unico introdotta con il Decreto Ministeriale 77 del 2022, un regolamento che definisce come dovrebbero essere organizzati i servizi sanitari territoriali per migliorare accesso, qualità ed efficienza delle cure, garantendo al tempo stesso la sostenibilità finanziaria del Sistema Sanitario Nazionale. D’ora in avanti ogni medico di famiglia, a seconda del numero di pazienti che ha, dovrà svolgere fino a 38 ore di continuità assistenziale nelle case di comunità, strutture intermedie tra ambulatorio medico e pronto soccorso finanziate con fondi Pnrr e dunque da attivare entro il 2026.
I medici di famiglia pugliesi temono che un inquadramento sommario possa creare problemi nello svolgimento dell’attività extra ambulatoriale. In questi giorni la Regione Puglia, con un atto dirigenziale pubblicato sul Burp il 10 giugno scorso, ha aperto le procedure per la presentazione delle domande per passare al ruolo unico di assistenza primaria dei medici titolari di incarico o con incarico temporaneo. Un bando che, paradossalmente, anziché risolvere il problema potrebbe ingigantirlo, penalizzando i medici di base che da anni attendono il trasferimento da altre regioni, o che hanno maturato anzianità nelle graduatorie regionali per l’assegnazione degli incarichi, perché rischiano di essere scavalcati da colleghi con minore anzianità o non ancora iscritti alla graduatoria regionale 2025 nell’assegnazione delle cosiddette zone carenti, quelle senza medico di base. Da qui la richiesta che si fa strada nella categoria: fino a dicembre prossimo, visto il quadro così incerto, si continui a scorrere la graduatoria regionale dei medici di medicina generale approvata per il 2025, evitando salti nel vuoto per dottori e pazienti.

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