RACALE – Lacrime ma nessun pentimento. Filippo Manni, il matricida 21enne di Racale, “non ha manifestato alcuna resipiscenza”. È quanto scrive il gip Valeria Fedele nell’ordinanza con cui ha convalidato il fermo e disposto la custodia in carcere.
L’omicidio di Teresa Sommario, è avvenuto martedì pomeriggio: la donna di 53 anni, è stata uccisa con più colpi d’ascia nell’abitazione di famiglia in via Toscana a Racale.
Il giovane, dinanzi al magistrato e alla presenza del suo avvocato Francesco Fasano, ha ricostruito gli attimi fatali che hanno preceduto l’omicidio, con “lucidità e freddezza” si legge nell’ordinanza – nonostante le crisi di pianto che hanno accompagnato il suo racconto.
Manni ha ribadito quanto aveva già dichiarato al pm poche ore dopo l’omicidio: “Tutto è successo in pochi minuti. È come se in quel momento non fossi stato lì”. Il rientro a casa, pochi minuti dopo le 14, accompagnato dal padre in auto. Il rimprovero della madre per un mancato saluto. Poi lo scatto d’ira. La corsa verso la camera del fratello 17enne dove era conservata un’ascia, usata poi per colpire al petto e al collo la mamma mentre lavorava in smart-working al pc nel soggiorno. Infine, la fuga in stato di shock, con il torso nudo e le macchie di sangue sulla gamba.
A confermare il rapporto compromesso tra madre e figlio sono stati i fratelli minori di Filippo Manni, e il padre Daniele Manni, attuale assessore ai lavori pubblici del Comune di Racale.
Al Gip, Filippo Manni ha confermato anche di essere stato lui a provocare i danni al parabrezza dell’auto e non in seguito ad un incidente, proprio al termine dell’ennesimo litigio avuto con la madre.
“Colpisce come l’indagato cerchi di ottenere comprensione, adducendo a sua giustificazione svariate ragioni pretestuose e sproporzionate rispetto al delitto commesso”. Questa, insieme alle efferate modalità di esecuzione del matricidio e al concreto pericolo di fuga, le ragioni che hanno portato il Gip a convalidare il fermo del 21enne.