La famiglia di Carlo Legrottaglie scrive una lettera per dire grazie all’Arma, alla gente, alle Istituzioni” Non ci siamo mai sentiti soli. Carlo non è morto invano, è un dono per tutti noi’.
“In questi giorni che ci hanno cambiati per sempre, ci siamo trovati in un silenzio fatto di assenze, di stanze vuote e di parole che non escono. In un istante, la vita che conoscevamo non c’era più. Ma in quel vuoto così grande, non siamo rimasti soli”. La moglie e le figlie del Brigadiere capo, ucciso giovedì scorso a Francavilla Fontana scrivono una lettera per esprimere la propria gratitudine e ricordare Carlo Legrottaglie.
” Oggi sentiamo il bisogno di dire grazie. Un grazie che non è una formalità, è un filo che tiene insieme le macerie del nostro dolore. È l’unico modo che abbiamo per restituire un pò di quello che abbiamo ricevuto da tutta l’Italia».
“Carlo era un uomo semplice e profondo- scrivono in una lettera – Non cercava applausi, non amava apparire. Ma sapeva esserci. Per i colleghi, per la divisa, per le persone e per le comunità. E più di tutto, per noi. Per la sua famiglia. Era uno di quei padri che ti fa sentire al sicuro solo con la sua presenza. Quando abbiamo ricevuto la notizia, il mondo si è fermato. Pensavamo di essere soli. Ma poi è successo qualcosa. Le strade si sono riempite di silenzio e di rispetto. Gli occhi della gente erano pieni di lacrime sincere. Da ogni parte d’Italia. E poi, la presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La sua mano, il suo sguardo e il suo conforto. Non servivano parole. È stato un gesto che ha detto tutto. Non era solo un atto istituzionale. Per noi è stato come sentire che l’Italia intera si è stretta intorno a Carlo. E intorno a noi».
Grazie alla città di Ostuni e al sindaco Angelo Pomes, alla città di Francavilla Fontana e al sindaco Antonello Denuzzo, ad ogni comunità e ai sindaci venuti da ogni parte della Puglia. Il ringraziamento della nostra famiglia va a tutta l’Arma dei Carabinieri che in questi giorni ci ha abbracciati come una vera famiglia. Sempre presenti, silenziosi, forti e uniti. Carlo – prosegue la lettera – avrebbe detto con orgoglio: ‘Sono uno di loro’. E noi lo diciamo oggi, con commozione: ‘siete stati la sua seconda casa e adesso siete anche la nostra’». «Carlo amava quella divisa. Viveva per gli stivali, per il dovere fatto con rispetto. Era sempre impeccabile. Ma sotto quella divisa c’era un cuore grande, silenzioso e buono. Carlo non è morto invano. Che la sua vita è stata un dono. Per noi e per tanti».
L’Italia si è fermata per il nostro Carlo. E per noi, questo non sarà mai dimenticato. Quando sentiremo che andare avanti sarà troppo difficile, ci ricorderemo di voi. Di questa immensa onda di affetto. E allora – concludono i familiari del brigadiere capo – capiremo che Carlo non se n’è mai andato davvero»
Il nostro grazie- concludono- va ai numerosi rappresentanti delle istituzioni e alle autorità tutte»