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Dia, la mafia allunga le mani nel settore economico finanziario

Nel Salento la criminalità organizzata cambia volto. A dirlo è la Direzione Investigativa Antimafia, che nella sua relazione semestrale 2024 fotografa uno scenario in cui i clan non si limitano più alle tradizionali attività illecite. Oggi puntano dritto all’economia legale, investendo capitali sporchi in imprese, appalti e bonus edilizi.

A Lecce domina la Sacra Corona Unita, con numerosi gruppi radicati sul territorio, ognuno con proprie strategie economico-finanziarie.

Il clan TORNESE, con base a Monteroni di Lecce, resta uno dei più attivi nel riciclaggio. Capitali illeciti, provenienti dal traffico di droga e dalle estorsioni, vengono reinvestiti in aziende turistiche, attività immobiliari e società fittizie. Tre società del settore alberghiero, legate alla frangia POLITI, sono già state colpite da provvedimenti antimafia. Il clan mantiene solidi rapporti con camorra, ‘ndrangheta e criminalità albanese, sfruttando connivenze locali per consolidare la propria rete economica.

Il gruppo PEPE-PENZA, attivo nel capoluogo e in diversi comuni, è al centro dell’operazione “Ultima Fermata”. La DIA ha ricostruito un sistema di riciclaggio e autoriciclaggio che passava per ristoranti, autonoleggi e attività turistiche. Le operazioni finanziarie venivano spesso gestite da colletti bianchi e dirette anche all’estero, per ostacolare la tracciabilità dei fondi.

Il clan COLUCCIA, organizzato su base familiare, mostra interesse diretto per il settore edilizio. Una società di costruzioni della provincia è finita sotto controllo giudiziario per sospette infiltrazioni. Anche qui, il business imprenditoriale è lo strumento per reinvestire illeciti e ottenere appalti.

Il clan PADOVANO, attivo a Gallipoli e legato ai TORNESE, avrebbe impiegato proventi criminali in attività commerciali e immobiliari nella zona turistica jonica.

Il clan BRIGANTI, pur restando legato al narcotraffico e ai reati predatori, inizia a mostrare interesse verso forme di reinvestimento economico, sfruttando imprese locali per schermare il denaro sporco.

Altri gruppi come DE TOMMASI, TROISI, SCARLINO, DE PAOLA, GIANNELLI e DURANTE si muovono in maniera simile, cercando di acquisire controllo su settori chiave come edilizia, vitivinicolo, movimento terra e turismo.

A dimostrarlo, oltre ai sequestri e agli arresti, ci sono operazioni come “Easy Bonus”, che ha smascherato una frode sui crediti d’imposta legati a lavori edili inesistenti, e “Stealth”, che ha portato alla condanna di 37 affiliati del clan TORNESE, anche grazie a indagini patrimoniali approfondite.

Infine, sono sei i provvedimenti interdittivi emessi nel 2024 contro imprese infiltrate dalla ‘ndrangheta, operanti anche nel settore vitivinicolo e dell’ospitalità.

Le interconnessioni dei clan leccesi con quelli operanti nei comuni di confine della Provincia di Brindisi permangono solide, così come le collaborazioni con altre mafie.

 

 

 

 

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