Secondo la Cgil il movimento operaio deve mantenere saldo l’asse Jonico-Salentino. È questo l’unico modo per difendere il futuro dei territori. Serve un’azione comune fatta di mobilitazione, partecipazione, lotta.
“Quanto accade a Taranto, secondo la Cgil di Brindisi, dimostra ancora una volta l’inadeguatezza del governo sulle politiche industriali. Le risposte istituzionali continuano a essere generiche, scollegate dalla realtà dei territori e prive di visione. Si parla di rilancio, ma si ignorano i bisogni concreti di chi lavora. Si cita il libro verde, ma nei fatti si agisce in senso opposto”.
“Il ministro Urso, a Taranto come a Brindisi – afferma il segretario Di Cesare -continua a proporre soluzioni che non convincono nessuno. Delle aziende di cui parla, conosciamo solo i nomi. Non c’è nulla di concreto. Non ci sono manifestazioni di interesse vere né investimenti reali, né piani industriali dettagliati. Mancano anche stime attendibili sulle ricadute occupazionali. Tutto si riduce a parole, mentre i posti di lavoro e la dignità delle persone restano appesi a un filo”.
“Il problema – spiega Di Cesare – non è solo la mancanza di progetti, ma la totale assenza di una visione industriale integrata. A Taranto come a Brindisi, non si intravede alcuna prospettiva concreta legata alla transizione ambientale. Una transizione che dovrebbe creare sviluppo sostenibile, buona occupazione, rispetto della salute e tutela dell’ambiente. Ma che, senza scelte chiare, rischia di trasformarsi in un altro slogan vuoto. Di fronte a questo scenario, serve una risposta forte, compatta, unitaria. Ieri come oggi, il movimento operaio deve mantenere saldo l’asse Jonico-Salentino. È questo l’unico modo per difendere il futuro dei territori. Serve un’azione comune fatta di mobilitazione, partecipazione, lotta. Una battaglia che tenga insieme il diritto al lavoro, la difesa della salute e la bonifica dei siti produttivi”.
La Camera del Lavoro Cgil di Brindisi e il coordinamento Industria sarebbero pronti a fare la loro parte al fianco dei lavoratori. “Crediamo – sostiene la Cgil – che un’alternativa sia possibile. Ma questa alternativa non può arrivare dall’alto, né da annunci senza sostanza. Deve nascere dal basso, dalla forza delle comunità, dal coraggio del mondo del lavoro. Uniti, con determinazione e consapevolezza, per rivendicare ciò che ci spetta: un futuro dignitoso, sano e giusto per tutte e tutti”.