CronacaLecce

Accusati di estorsione ai danni di una dipendente: assolti due imprenditori

Si chiude con un’assoluzione piena, “perché il fatto non sussiste”, la vicenda giudiziaria che ha visto imputati due imprenditori salentini accusati di estorsione continuata ai danni di una loro ex dipendente. La prima sezione penale della Corte d’Appello di Lecce, ha accolto l’appello proposto dai legali di Salvatore Giannetta, di Minervino, amministratore di una società che gestisce una catena di supermercati, e di Donato Lanzilao, 61, di Poggiardo, socio accomodatario dell’impresa.
Al centro del processo una denuncia presentata da una leccese, costituitasi parte civile, la quale aveva raccontato di essere stata costretta a recuperare ore di assenza fruite in base alla legge 104/92 senza ricevere retribuzione, per evitare il licenziamento. Non solo: secondo l’accusa, dopo la cessazione del rapporto di lavoro, avvenuta al termine del periodo di agevolazione contributiva previsto per legge, la donna ha raccontato di essere stata obbligata a restituire il trattamento di fine rapporto (circa 2.400 euro) e a firmare un verbale di conciliazione sindacale per poter essere riassunta.
Le indagini, coordinate dalla pm Carmen Ruggiero e condotte dalla Squadra Mobile, avevano portato il gup Alcide Maritati a disporre il rinvio a giudizio per i due imprenditori, ritenendo opportuno un approfondimento dibattimentale. Già in fase preliminare, le accuse erano state contestate con decisione dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Luigi Corvaglia e Luigi Covella, per Giannetta e dall’avvocato Valerio Rochira per Lanzilao che avevano evidenziato l’assenza di riscontri concreti e le smentite arrivate da tutti i soggetti ascoltati nelle indagini.
Un procedimento lungo dodici anni ha inevitabilmente generato ripercussioni sui due imputati, sia sul piano personale che su quello imprenditoriale. Giannetta e Lanzilao, oltre ad affrontare le spese legali, hanno dovuto difendere la loro reputazione con il rischio di perdere il marchio affidato da una nota catena di supermercati. La semplice pendenza del processo ha rappresentato per lungo tempo un ostacolo nei rapporti commerciali e nella gestione ordinaria dell’attività.
Ora, la sentenza d’appello mette la parola fine alla vicenda giudiziaria: la Corte ha assolto Giannetta e Lanzilao dall’imputazione perché “il fatto non sussiste”. Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro 30 giorni.

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