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Uccise anziano, badante prosciolto per vizio totale di mente

È stato prosciolto per vizio totale di mente Josan Victor, il badante moldavo di 36 anni accusato dell’omicidio di Fernando Monte, l’anziano da lui accudito e ucciso a Castrignano de’ Greci, nel pomeriggio del 30 giugno 2024. Il verdetto, emesso con rito abbreviato, dispone per l’uomo il trasferito in una Rems, una Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza.
Stando a quanto emerso nel corso delle indagine, il tutto sarebbe scaturito a seguito di una lite, per futili motivi, all’ora di pranzo, al termine della quale il giovane moldavo avrebbe colpito il pensionato alla nuca ed in tutte le parti del corpo, anche con il cellulare. All’interno dell’abitazione, dove i due vivevano ormai da tempo, i militari hanno rinvenuto, a seguito di perquisizione, capi di abbigliamento ed uno smartphone ancora intrisi di sostanza ematica. “Stavamo pranzando quando è arrivata una chiamata di mia sorella. Il signor Monte ha guardato il mio telefono e mi ha fatto innervosire. Prima l’ho colpito con il cellulare, poi con le mani”, raccontò ai carabinieri durante l’interrogatorio dopo l’arresto. “Non ho bevuto e non ho fatto uso di droghe, mi sono solo innervosito perchè ha guardato il mio telefono”. Poi aggiunse una chiosa inquietante: “Ho cominciato a sentire quelle voci da almeno due settimane”. Il badante venne ritrovato all’esterno dell’abitazione completamente nudo e in stato confusionale dalla figlia della vittima, che fece poi la drammatica scoperta. A determinare la decisione del giudice è stata la perizia psichiatrica della dottoressa Paola Calò, che ha riconosciuto l’incapacità dell’uomo di intendere e di volere al momento del delitto. La stessa perizia definisce Josan Victor anche “socialmente pericoloso”, motivando così la necessità di una struttura a elevato contenimento psichiatrico.
Il delitto, secondo quanto ricostruito, sarebbe avvenuto in un contesto privo di reale consapevolezza da parte dell’aggressore, che ha descritto l’azione come sfuggita al suo controllo, affermando di essere stato provocato da un atteggiamento aggressivo della vittima. Tuttavia, i dettagli forniti sono stati definiti “scuciti” e “privi di consequenzialità logica”. La psichiatra ha ipotizzato che l’impulso omicida possa essere stato frutto di un “corto circuito mentale” o di “sintomi deliranti o allucinatori, come potevano essere appunto le voci”. L’imputato era difeso dall’avvocato Stefano Maggio.

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