La Regione frena sull’apertura della discarica di Corigliano d’Otranto. E dispone nuovi accertamenti per verificare se la falda acquifera è a rischio con l’apertura della discarica. A stabilirlo sarà uno studio affidato per 200mila euro al Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari.
Decisione che arriva a seguito della levata di scudi e delle proteste dopo la modifica del Piano Rifiuti approvata dalla Giunta regionale a febbraio scorso che prevede, fra l’altro, di attivare la discarica di Corigliano e di riaprire e ampliare quella di Ugento.
Una scelta fortemente contestata dal territorio. Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Paolo Pagliaro aveva protestato anche in maniera plateale in Consiglio regionale, e in Commissione Ambiente aveva tuonato contro la decisione di fare del Salento la pattumiera della Puglia, arrivando a chiedere le dimissioni dell’assessora Triggiani ed evidenziando la preoccupazione per la salute dei cittadini del Salento, dove si registra un’altissima diffusione di patologie tumorali correlate all’inquinamento ambientale. La discarica di Corigliano, in particolare, non è mai entrata in esercizio proprio per il rischio, confermato anche da studi del CNR, di contaminazione della falda acquifera sottostante, a cui attinge l’80% dei rubinetti del Salento.
Argomenti che evidentemente hanno indotto la Regione ad effettuare ulteriori accertamenti sulla falda acquifera, segnando un punto importante a favore di chi ha protestato. L’obiettivo del protocollo d’intesa firmato da Regione Puglia e Università di Bari è quello di valutare la vulnerabilità della falda nell’area comprensiva dei pozzi ad uso potabile in prossimità del sito di discarica di Corigliano d’Otranto.