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Brindisi in Eccellenza: epilogo amaro dalle radici profonde

BRINDISI – Il verdetto è arrivato: il Brindisi ha salutato la Serie D ed è retrocesso in Eccellenza. Un destino sancito dal campo, che alla luce delle premesse di inizio stagione, era tutt’altro che inaspettato. Le cause del fallimento sportivo sono numerose e di natura strutturale, e ciascuna ha contribuito ad affondare progressivamente la formazione adriatica.

Il colpo finale è arrivato con il pareggio per 2-2 contro il Manfredonia: una gara che ha riassunto in sé tutte le fragilità dei biancazzurri. Dopo essersi portati in vantaggio di due reti, i brindisini hanno subito la rimonta nei minuti finali, lasciando sul campo altri punti preziosi. Non è stato un caso isolato: l’incapacità di gestire i momenti chiave delle partite, le rimonte subite e le ingenuità nei finali di gara sono state una costante per tutta la stagione.

A condizionare quella sfida, e molte altre, è stato anche l’episodio dell’espulsione di Rajkovic. Lontano dall’essere additato come colpevole, visto che il serbo è stato probabilmente il miglior elemento dell’organico brindisino, l’episodio ha però riportato alla luce le frequenti disattenzioni della squadra: mancanza di concentrazione, espulsioni evitabili e gravi errori individuali hanno spesso compromesso le prestazioni.

Ma il campo, da solo, non basta a spiegare l’epilogo. In questa stagione si è giocato anche fuori dal rettangolo verde. Gli adriatici hanno dovuto affrontare una pesante penalizzazione: un -12 iniziale, poi aggravato a -14, che ha tagliato le gambe alla squadra sin dalle prime battute. Un fardello psicologico e tecnico che ha reso proibitiva qualsiasi rincorsa salvezza. A pesare, inoltre, sono stati i problemi economici e organizzativi del club. La mancanza di stabilità societaria ha minato alla base la possibilità di una pianificazione solida e coerente.

La retrocessione, per quanto dolorosa, può ora diventare l’occasione per ricostruire. Serviranno programmazione, competenza e pazienza per restituire a Brindisi una squadra all’altezza delle ambizioni della piazza.

Alessandro Dimitri

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