BRINDISI – La morte di Lamine Barro, giovane senegalese travolto da un’auto pirata mentre tornava dal lavoro, e quella di un 35enne nigeriano deceduto nel CPR di Restinco, hanno riacceso il dibattito sulla condizione dei lavoratori migranti in Puglia.
Antonio Ligorio, segretario generale della Flai Cgil Puglia, ha denunciato con fermezza che non si tratta più di episodi isolati, ma di un dramma strutturale. “Ancora una volta, il volto di chi muore nei campi o ai margini del lavoro agricolo è quello di un uomo migrante, povero e invisibile”, ha dichiarato.
La filiera agricola pugliese è ancora dominata da logiche di profitto a ogni costo, con turni estenuanti, trasporti insicuri e assenza di assistenza sanitaria. Il caporalato e gli insediamenti informali contribuiscono a un sistema di sfruttamento sistemico, spesso ignorato dalle istituzioni.
La Cgil ha lanciato un appello urgente per fermare questa tragedia: “servono interventi sul decreto flussi, regolarizzazione dei lavoratori e un trasporto pubblico adeguato, soprattutto in vista delle grandi raccolte stagionali. Morire nei campi – ha concluso Ligorio – non è solo cronaca, è una ferita aperta alla nostra democrazia”.