BRINDISI – Nelle ultime ore, Brindisi è stata teatro di due tragiche morti tra i migranti ospitati nel territorio brindisino. Le notizie hanno suscitato forte indignazione, con proteste all’esterno della Centro di Permanenza per i Rimpatridi Restinco e interrogativi sulla gestione dell’accoglienza.
Monsignor Giovanni Intini, arcivescovo della diocesi di Brindisi-Ostuni, ha espresso profonda preoccupazione per la situazione, affermando che “ultimamente sta mancando l’umanità nella gestione di questo fenomeno migratorio”. Le sue parole risuonano in un contesto di crescente tensione, con attivisti e cittadini che chiedono maggiore trasparenza e rispetto dei diritti umani.
Dopo la morte di un migrante nigeriano di 35 anni, avvenuta nella notte tra l’1 e il 2 maggio, un gruppo di manifestanti ha organizzato un sit-in di protesta davanti al CPR di Restinco, denunciando le condizioni critiche all’interno della struttura. La Procura di Brindisi ha avviato un’inchiesta per chiarire le cause del decesso, mentre il deputato Claudio Stefanazzi ha sollevato dubbi sulla gestione del centro, lamentando la mancanza di comunicazione ufficiale riguardo alla tragedia.
La vicenda di Brindisi si inserisce in un quadro più ampio di criticità legate ai CPR italiani. Secondo gli attivisti, le condizioni di vita all’interno di queste strutture sono spesso estremamente difficili, con episodi di autolesionismo e abuso di psicofarmaci. La morte dei due migranti ha riacceso il dibattito sulla necessità di una riforma del sistema di accoglienza e rimpatrio.