BRINDISI – Brindisi è al centro di un dibattito cruciale sulla transizione ecologica e la riconversione industriale. Legambiente ha sottolineato l’importanza di trasformare il tessuto produttivo locale per favorire la creazione di nuovi posti di lavoro e garantire un futuro sostenibile.
La chiusura del polo chimico e del polo energetico legato alle fonti fossili rappresenta una svolta storica per la città. Tuttavia, mentre la società civile e il mondo economico si sono dichiarati favorevoli alla reindustrializzazione green, alcune dichiarazioni governative hanno sollevato dubbi sulla tempistica della transizione.
Secondo Legambiente, la riconversione industriale di Brindisi può generare un indotto economico significativo. Sul tavolo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy sono arrivate 50 manifestazioni di interesse per la reindustrializzazione della città, con progetti che spaziano dall’energia rinnovabile alla logistica, dall’aeronautica all’agroalimentare. Enel ha presentato 13 proposte imprenditoriali, mentre Eni ha annunciato la realizzazione di una giga factory per la produzione di batterie da accumulo, che potrebbe garantire 700 posti di lavoro.
Legambiente ha sollecitato il governo a rilasciare l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), necessaria per regolamentare la bonifica e la riconversione delle aree industriali dismesse.
La riconversione industriale non è solo una questione ambientale, ma anche economica e sociale. Investire in energie rinnovabili e nuovi settori produttivi – secondo l’associazione – può trasformare Brindisi in un hub strategico per l’innovazione e la sostenibilità, creando occupazione e migliorando la qualità della vita dei cittadini.