AttualitàLecce

“Diritto alla salute calpestato”. Antigone risponde alla Asl e rilancia l’allarme

Carcere di Lecce Borgo San Nicola

“Non è tollerabile, e deve essere denunciato, il trattamento riservato a persone già gravemente vulnerabili e isolate dal mondo esterno, i cui diritti costituzionali devono essere garantiti”. Con queste parole, l’associazione Antigone replica alla ASL di Lecce e rilancia la propria denuncia sulle gravi criticità sanitarie all’interno della casa circondariale di “Borgo San Nicola”. La presa di posizione arriva dopo la replica dell’azienda sanitaria locale, che aveva smentito mancanze assistenziali e rivendicato la regolarità dei turni medici e l’attivazione di presìdi di emergenza. Ma Antigone non arretra e afferma di basarsi su osservazioni dirette e standard internazionali, puntando il dito contro un sistema al collasso: “Il reparto infermeria è sovraffollato e versa in condizioni igienico-logistiche precarie. L’ATSM, struttura dedicata alla tutela della salute mentale, non è mai entrata in funzione per mancanza di psichiatri”.
Secondo l’associazione, che da anni visita regolarmente gli istituti penitenziari italiani su autorizzazione del Ministero della Giustizia, la presenza di soli otto medici su una popolazione reclusa di circa 1.300 persone rappresenta una falla insanabile. “Un solo medico h24 non può fronteggiare l’intero fabbisogno. Mancano psicologi, specialisti e strumenti basilari per l’allerta dei soccorsi”.
Una delle criticità più gravi, secondo Antigone, riguarda proprio l’impossibilità per i detenuti di chiedere aiuto durante la notte, se non gridando nella speranza che l’unico agente in servizio li senta. Un elemento, questo, che – secondo le testimonianze raccolte – sarebbe stato determinante in occasione di recenti decessi, come quello di un trentenne di Casamassima colto da malore in cella.
La ASL, dal canto suo, aveva rassicurato circa la presenza costante di personale sanitario e l’adozione di protocolli efficaci, sottolineando gli sforzi per il reclutamento di nuovi operatori in un contesto nazionale segnato da difficoltà oggettive.
Ma per Antigone, la questione va ben oltre i numeri e riguarda una responsabilità collettiva: “Serve un cambio di passo e un investimento strutturale. Il carcere non può restare una zona grigia dove i diritti si sospendono. La dignità di chi è recluso passa anche da qui”.

Articoli correlati

Vincenzo Schettini spiega “L’artigianato che ci piace”

Barbara Magnani

“Io nell’inferno di Tripoli, tra scontri armati e morti”

Paolo Franza

Auto rubata e data alle fiamme nella notte a Boncore: indaga la polizia

Redazione

Lecce, per Gaspar tanta prudenza. Tiago Gabriel si scalda

Tonio De Giorgi

HDL Nardò, incubo retrocessione, Mecacci: “Siamo spalle al muro”

Redazione

Il “grande giro” corre anche sul palco del teatro Apollo

Mario Vecchio