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Corruzione e peculato, chiesto arresto sindaco Molfetta

La Procura di Trani ha chiesto gli arresti domiciliari del sindaco di Molfetta Tommaso Minervini, che il prossimo 2 maggio sarà sottoposto a un interrogatorio preventivo, come disposto dalla gip Marina Chiddo. Il primo cittadino, al suo secondo mandato e a capo di una giunta di liste civiche, è coinvolto in un’inchiesta con otto indagati, relativa a presunti favori fatti a imprenditori in cambio di sostegno elettorale. Le ipotesi di reato, contestate a vario titolo, sono corruzione, turbativa d’asta, peculato e falso, per un totale di 21 capi di imputazione.

L’attività di indagine è partita da accertamenti fatti dai finanzieri tre anni fa su possibili irregolarità nella gara per la realizzazione della nuova area mercatale, cantiere che fu poi sequestrato. Da queste verifiche sarebbero emerse altre irregolarità. Sono indagati anche l’autista del sindaco, Tommaso Messina; il luogotenente della Guardia di finanza, Michele Pizzo; l’imprenditore portuale Vito Leonardo Totorizzo; i dirigenti comunali Alessandro Binetti, Lidia De Leonardis e Domenico Satalino; il funzionario Mario Morea.

“Sono profondamente addolorato e mortificato per quanto accaduto – scrive Minervini sui suoi canali social – perché vengono letti in chiave di penale rilevanza fatti e circostanze della gestione politico-amministrativa della città che, invece, ad una lettura semplice e lineare, disvelano condotte svolte sempre nell’interesse della collettività e poste in essere, paradossalmente, proprio per evitare le collusioni e le irregolarità di cui mi si accusa”. “Confido di poter risolvere quanto prima ogni profilo di questa incresciosa e imbarazzante situazione”, conclude.

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