LECCE – La quarta sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna a otto anni di reclusione nei confronti di Falconieri Giulio, trentasettenne di Nardò, pronunciata l’11 ottobre 2024 dalla Corte di Appello di Lecce, che aveva confermato la sentenza del GUP del 24.10.2023.
Il Falconieri, insieme con altri dieci imputati, era stato arrestato il 13 aprile 2022 in forza di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Lecce, perché accusato di far parte di un’associazione a delinquere dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti sulla piazza di Nardò, capeggiata da Roberto Longo. Era stato poi messo agli arresti domiciliari per motivi di salute ed era stato condannato prima dal GUP e poi dalla Corte d’Appello non solo per la partecipazione all’associazione ma anche per alcuni episodi di spaccio di marijuana. Durante tutto il processo, il Falconieri ha negato di aver fatto parte dell’associazione, contestando, senza essere creduto, l’interpretazione a lui sfavorevole delle intercettazioni telefoniche e delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che lo riguardavano.
I suoi difensori, avv. Giuseppe Bonsegna del Foro di Lecce e prof. avv. Alessandro Diddi del Foro di Roma, hanno sostenuto, evidentemente convincendo la Corte nonostante il parere contrario del Procuratore Generale, che gli indizi a carico del Falconieri se potevano essere considerati gravi, non erano però certamente né univoci né concordanti, poiché confliggevano con molte altre risultanze processuali, rendendo quantomeno contraddittoria la decisione dei giudici di merito. La Cassazione ha annullato la sentenza, rimettendo l’esame della posizione del Falconieri ad altra sezione della Corte d’Appello di Lecce, che dovrà decidere anche sulle altre questioni sollevate dalle difese riguardanti, per esempio, la esatta qualificazione della fattispecie, se rientrante o meno nella associazione disciplinata per fatti di lieve entità, che potrebbe portare ad una rivisitazione delle posizioni anche degli imputati che avevano definito la propria posizione innanzi alla Corte d’Appello.