TARANTO – Il calcio, si sa, oggi richiede risorse enormi. E senza investitori seri e appassionati, immaginare di costruire una realtà solida e duratura diventa quasi impossibile, anche per una città come Taranto, che merita una squadra capace di lottare ad alti livelli.
Fa ancora male ripensare all’esclusione dal campionato, una ferita che ha lasciato cicatrici profonde e ha gettato ombre sul futuro calcistico della città. Intanto i giorni passano, i campionati si avviano al traguardo, e Taranto resta senza una squadra in campo, senza quei colori che accendevano le domeniche e riempivano di orgoglio.
Ma proprio quando tutto sembra spento, uno spiraglio di luce si affaccia all’orizzonte. La Fondazione, voluta da Massimo Ferrarese, rappresenta il primo passo verso una possibile rinascita. È come una fiammella accesa in mezzo alla tempesta: piccola, ma capace di riscaldare un sogno grande.
L’obiettivo è chiaro: attrarre investitori seri, costruire un progetto credibile e sostenibile che riporti Taranto nel calcio che conta. Se nessun altro si farà avanti, sarà la stessa Fondazione a gettare le basi per un nuovo club, con la speranza di cancellare il passato segnato da errori e gestioni fallimentari.
Il futuro, però, resta sospeso. Bisognerà attendere l’esito della tornata elettorale per il rinnovo del consiglio comunale e poi la pubblicazione di un bando pubblico, passaggi fondamentali per capire se e come il calcio potrà tornare a vivere a Taranto.
Per ora, domina il silenzio. Un silenzio pesante, carico di attesa, come quello che precede un temporale o forse — si spera — un’alba. Intanto la città osserva il suo nuovo stadio in fase di costruzione, sarà bello come un castello, ma rischia di rimanere vuoto, come un cuore senza battiti. Un impianto da Serie A che rischia di restare solo una cattedrale nel deserto, se non torneranno il tifo, la passione e i sogni di un’intera comunità.
Taranto aspetta. E con essa, un popolo intero aspetta di tornare a vivere quelle emozioni che solo il calcio sa regalare.