Si è concluso con un lungo elenco di condanne il processo con rito abbreviato riguardo l’inchiesta “Tripudium”, l’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce e condotta dalla squadra mobile di Brindisi, che ha fatto luce su una presunta rete di traffico di droga attiva tra le province di Brindisi e Lecce. A emettere la sentenza è stato il giudice per l’udienza preliminare Marcello Rizzo, nell’aula bunker del Tribunale di Lecce: per 22 imputati sono stati inflitti complessivamente 210 anni di carcere.
L’inchiesta, partita nel dicembre del 2023, ha evidenziato l’esistenza di un sodalizio criminale con basi operative ben definite a San Pietro Vernotico e Trepuzzi. Secondo gli inquirenti, il gruppo si occupava del traffico di hashish, marijuana, cocaina ed eroina, gestendo approvvigionamento, stoccaggio e successiva distribuzione.
Tra i nomi più rilevanti figura quello di Salvatore Perrone, 59enne di Trepuzzi, condannato a 15 anni, un mese e dieci giorni di reclusione. Ritenuto dagli investigatori il vero punto di raccordo tra le due anime del gruppo, Perrone – una volta tornato in libertà dopo un periodo in carcere – avrebbe ripreso in mano le redini degli affari, coordinando la gestione operativa e mantenendo i contatti tra i sodali. Oltre a lui, Massimiliano De Marco, 54enne di San Pietro Vernotico, è stato condannato a 20 anni, con la pena in continuazione rispetto a una precedente sentenza. Carlo Coviello, 48enne di Trepuzzi, ha ottenuto una condanna a 14 anni e quattro mesi, mentre Stefano Elia, 50enne di Casalabate, è stato condannato a 14 anni, con l’esclusione dell’aggravante dell’ingente quantità di droga. Marcella Mercuri, 49enne di Sannicola, ha ricevuto undici anni, due mesi e 20 giorni.
Alessio Catania, 41enne di Trepuzzi, è stato condannato a 12 anni e nove mesi, mentre Luana Perrone, 41enne di Trepuzzi, dovrà scontare undici anni di reclusione. Vincenzo Catalano, 46enne di Trepuzzi, è stato condannato a 10 anni e quattro mesi, e Massimiliano Renna, 51enne di Trepuzzi, ha ricevuto 13 anni e otto mesi. Antonio Monticelli, 47enne di Campi Salentina, è stato condannato a 10 anni e un mese. Luigi Giordano, 54enne di San Pietro Vernotico, ha ricevuto sei anni e nove mesi di reclusione con una multa di 26.167 euro.
Tra gli altri condannati, Raffaele Pietanza ha ricevuto undici anni, Cesare Sorio sei anni e otto mesi, Giovanni Caputo 10 anni e quattro mesi, e Fabrizio Annis dodici anni. Maurizio Carratta, 60enne di Brindisi, ha avuto una condanna di un anno, dieci mesi e 20 giorni con una multa di 2.000 euro. Elvis Gabaj, cittadino albanese, è stato condannato a due anni, con pena sospesa, e una multa di 4.000 euro.
Cristian Lazzari, 42enne di Trepuzzi, ha ricevuto otto anni e otto mesi, mentre Alessio Serratì, 32enne, ha avuto sei mesi di reclusione e una multa di 2.000 euro. Mauro Vitale, 32enne di San Pietro Vernotico, è stato condannato a due anni e due mesi, con una multa di 5.000 euro. Francesco Perrone, 39enne di San Pietro Vernotico, ha ricevuto quattro anni e quattro mesi e una multa di 20.000 euro. Emiliano Manno, 46enne di Mesagne, è stato condannato a due anni e una multa di 4.000 euro.
Le richieste di condanna, formulate nel novembre scorso dalla PM Carmen Ruggiero, erano state ancora più pesanti: circa 250 anni complessivi per 26 imputati, tutti aderenti al rito abbreviato. Tuttavia, la sentenza finale ha escluso per diversi di loro l’aggravante dell’associazione mafiosa, ridimensionando così uno degli elementi centrali dell’impianto accusatorio iniziale del pm.
Il giudice ha infatti ritenuto non sussistenti i presupposti per contestare il reato di associazione mafiosa a Gimmi Annis, Raffaele Pietanza, Stefano Elia e Vincenzo Catalano. Una linea che ha confermato quanto già sostenuto dal gip Sergio Tosi in fase cautelare, quando aveva parlato di carenza di elementi per collegare l’organizzazione alla Sacra Corona Unita.
Alcuni imputati sono stati assolti con differenti motivazioni. Gimmi Annis, 43 anni, originario di San Pietro Vernotico, è stato assolto con la formula “per non aver commesso il fatto”. Giampaolo Elia, 25enne di Torchiarolo, e Maria Dayana Marchello, 30 anni, di Lecce, sono stati assolti rispettivamente “per non aver commesso il fatto” e “perché il fatto non costituisce reato”. Mosè Monticelli, 30 anni, di Novoli, è stato invece assolto “perché il fatto non sussiste”.
Durante l’inchiesta era stato anche sequestrato un locale a Trepuzzi, poi restituito ai legittimi proprietari a seguito di dissequestro. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro novanta giorni.