TRICASE – Niente Aston Martin blindata né licenza di uccidere, ma un pilastro strategico della sicurezza nazionale. Chi crede infatti che l’intelligence abbia a che fare con il mondo di James Bond è fuori strada. Al castello di Tutino si è parlato di questo e altro alla presenza del sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano. L’incontro ha offerto un quadro approfondito sul ruolo dei servizi segreti italiani e sul loro funzionamento. Tante le sfide globali da affrontare, rappresentate anche da nuove minacce non convenzionali
“Non c’è soltanto una serie di conflitti rispetto ai quali confrontarsi come Italia – ha dichiarato Mantovano a margine dell’evento – ma ci sono le minacce cyber, i rischi sul terreno della finanza e dell’economia. Tutto ciò richiede capacità operativa e di analisi e l’Intelligence italiana ha l’una e l’altra”.
Il Sottosegretario ha parlato anche di Intelligenza Artificiale, tema a cui la Sicurezza nazionale ha dedicato molta attenzione. “Questa è una delle novità più significative degli ultimi decenni e rispetto al passato ha anche la tendenza a sostituire l’umano, tendenza da non assecondare. Deve rimanere uno strumento utilissimo se collocato nei binari giusti”.
Mantovano ha parlato inoltre della necessità di una riforma dell’intelligence – per garantire maggiore coordinamento tra l’agenzia interna e quella esterna, per evitare sovrapposizioni – pur riconoscendo le difficoltà nel superare resistenze politiche e burocratiche.
“L’intelligence deve essere impermeabile alle polemiche politiche e concentrarsi sui risultati”, ha concluso il sottosegretario, ma ribadendo il buono stato di salute rappresentato anche dal recente successo della liberazione della giornalista Cecilia Sala in Iran.