CronacaLecce

Truffa milionaria, indagati due imprenditori e un commercialista

Avrebbero ottenuto indebitamente contributi pubblici per oltre un milione di euro, attraverso manomissioni contabili e documentazione falsa, legata alla riqualificazione di una masseria destinata a diventare un albergo a 4 stelle nella frazione marina di Torre San Giovanni, di Ugento, in contrada Modoni. Con le accuse di truffa aggravata ai danni dello Stato, autoriciclaggio e illecito amministrativo degli enti dipendente da reato, sono finiti sotto inchiesta due imprenditori e un commercialista.

Si tratta di Vittorio Andìdero, 58enne di Bari, e Giancarlo Lucrezio, 67enne di Ugento, entrambi attivi nel settore edile, e Marco De Marco, 66enne commercialista leccese. A coordinare l’indagine è la Procura di Bari, che ha emesso un sequestro preventivo di oltre un milione e 100mila euro eseguito dai finanzieri di Bari.

Le indagini sono scaturite da uno stralcio di un’inchiesta più ampia su reati fallimentari, che ha permesso di far luce su un presunto meccanismo truffaldino finalizzato a ottenere fondi pubblici della Regione Puglia, nell’ambito del bando “Pia Turismo”, destinato a finanziare programmi di investimento delle medie imprese turistiche.

I due imprenditori avrebbero simulato l’esecuzione di lavori per quasi un milione e mezzo di euro presentando dichiarazioni false e documenti bancari contraffatti, tra cui copie di assegni bancari scoperti, con l’unico scopo di ottenere la prima tranche del contributo pubblico pari a 1.132.305 euro.
A completare il quadro, l’inserimento fittizio in bilancio di una “riserva indisponibile” di patrimonio netto per quasi 2 milioni di euro, così da simulare l’apporto di mezzi propri richiesto dalla Regione.

Il commercialista Marco avrebbe svolto un ruolo centrale nella gestione contabile e finanziaria dell’operazione, adoperandosi all’ottenimento di un finanziamento bancario da 250mila euro, poi usato per simulare pagamenti mai avvenuti e costruire la rendicontazione falsa delle spese.
Non solo. Dopo aver ottenuto la prima tranche del contributo, parte della somma – 500mila euro – sarebbe stata trasferita su un conto personale e successivamente investita in quote di fondi comuni e polizze vita, oppure usata per finanziare un’altra società, sempre riconducibile all’indagato principale.

Per Andidero, Lucrezio e De Marco, il pm Lanfranco Marazìa ha chiesto gli arresti domiciliari. Nell’ambito della riforma Nordio, prima della decisione il gip nei prossimi giorni effettuerà gli interrogatori preventivi.

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