Indicativo è il caso di un imprenditore che ha ricevuto un prestito di 120mila euro ed è stato costretto a pagare interessi tra il 120% e il 2.000%. Una delle tantissime vittime cadute nella rete degli usurai ma che sono restie a denunciare, per paura o vergogna. Lo dicono i dati della Fondazione Antiusura San Nicola e Santi Medici di Bari, che ha presentato il bilancio 2024. Le Diocesi convenzionate con la Fondazione di Bari sono Altamura, Bari, Brindisi Ostuni, Castellaneta, Conversano, Molfetta, Nardò-Gallipoli, Oria, Otranto, Taranto, Trani. Ciascuna Diocesi invia relazioni sugli ascolti nelle proprie sedi e fa da tramite con la Fondazione.
Nell’attuale contesto economico in cui anche il lavoro regolare produce un basso reddito mentre si moltiplicano gli incentivi al consumo a rate, sono numerose le persone che si rivolgono alla Fondazione in cerca di aiuto: fra loro impiegati statali e lavoratori a tempo indeterminato con il partener che lavora in nero. L’attività della Fondazione si svolge prevalentemente in forza dell’articolo 15 della Legge 108 del 1996 sull’indebitamento, per il quale lo Stato riconosce dei fondi con i quali vengono stipulati mutui o prestiti personali con banche convenzionate per sistemare i debiti contratti da persone che non possono accedere al credito bancario. Questo per evitare che i soggetti indebitati si rivolgano agli usurai. La Fondazione mette a disposizione un pool di avvocati esperti, per assistere le vittime. Ma le denunce restano scarse: segno meno nel 2024 rispetto all’anno precedente (da 63 a 59), 3 in più nella BAT per estorsione (da 891 a 894), mentre è salito significativamente il numero delle denunce per truffa aggravata (da 268 a 622).
Capitolo a parte l’azzardo, che non conosce crisi e cresce soprattutto nell’online, per un volume d’affari vertiginoso: secondo uno studio promosso da Federconsumatori e Cgil nel 2013 le giocate complessive ammontavano a 84 miliardi, nel 2022 erano di 136 miliardi e nel 2023 erano salite ancora a 150 miliardi, una cifra che equivale all’89% della spesa alimentare degli italiani e supera quella sanitaria. E si spende più al Sud che al Nord dove i redditi sono più alti. Tra i capoluoghi di regione in testa troviamo Palermo, seguita da Napoli e Bari.