BariCronaca

34enne suicida a Santeramo, moglie rischia processo per maltrattamenti

Procura di Bari

Un tormento durato tre anni. Dalla nascita della figlia, nel 2021, sarebbe stato maltrattato con insulti e minacce che l’avrebbero indotto in uno stato di terrore e prostrazione psichica tale da indurlo al suicidio. Un 34enne di Santeramo in Colle, nel barese, si è tolto la vita ad aprile scorso. Ora la moglie, una 30enne egiziana residente da tempo in Italia, rischia il rinvio a giudizio per maltrattamenti aggravati dalla morte. Sta per aprirsi l’udienza preliminare, dopo la richiesta formulata dalla Procura di Bari. I due si conobbero a Sharm el-Sheik, in Egitto, dove l’uomo lavorava come animatore in un villaggio turistico. Lei viveva lì con la sua famiglia. Si fidanzarono, la ragazza si trasferì a Santeramo e nel 2019 si sposarono al Cairo. Due anni dopo, nel febbraio 2021, nacque la figlia e iniziarono i problemi. Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Bari e dai carabinieri, la donna avrebbe iniziato a pretendere una casa più grande e a mostrare insofferenza per la vita nel paese, tanto da volersi trasferire a Bari o comunque in una città più grande. Poi, nell’estate del 2021, avrebbe portato con sé la figlia in Egitto per tre mesi, minacciando il marito di non fare ritorno in Italia. Nonostante l’uomo le avesse mandato 30mila euro per acquistare una casa a Sharm el-Sheik, lei avrebbe continuato a pretendere soldi, necessari per pagare alcune cure mediche per la figlia e una scuola americana che la piccola avrebbe dovuto frequentare al Cairo, dal costo di 5mila euro l’anno. A un certo punto lo avrebbe anche minacciato di non fare più ritorno in Italia se non le avesse mandato dei soldi. Una volta tornate in Italia le cose si sarebbero calmate ma poi sarebbero riprese le pretese di una casa, di una scuola e in generale di una vita migliore. Pochi giorni prima del suicidio dell’uomo, la moglie gli avrebbe impedito di dormire a casa, costringendolo ad andare dai genitori. Le indagini dei carabinieri sono partite dopo la denuncia dello stesso uomo per maltrattamenti. Dopo la morte, la donna è stata indagata per istigazione al suicidio, reato poi riqualificato in maltrattamenti aggravati da morte, fino alla richiesta di rinvio a giudizio. I parenti del 34enne sono assistiti dagli avvocati Giovanni Ladisi e Fabio Bagnulo.

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