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Patto Emiliano-Azione, non si placano i malumori nella maggioranza

BARI – Due ne prendi, uno ne perdi. La maggioranza in Consiglio regionale resta tumultuosa, fibrillante, sfilacciata. “Non esiste più” come ha tuonato  qualcuno nel segreto delle stanze durante i vertici delle scorse settimane. La nomina di Ruggiero Mennea al Welfare ha scatenato la guerra territoriale tra il dem Caracciolo e la maggioranza. Tant’è che la Prima Commissione non ha potuto approvare i debiti fuori bilancio per mancanza di numero legale.

Punto e a capo, insomma. Ciò che, però, rende la situazione attuale diversa da quella di un anno fa, è che a 8 mesi dalla fine della legislatura – o poco più se il voto slitterà al 2026 – il governatore sembra aver mollato le armi sugli equilibri in aula per concentrarsi sul suo personale imminente futuro: in Consiglio regionale da consigliere prima e da parlamentare poi. Quantomeno, questo è ciò che si bisbiglia nervosamente nei corridoi. Per il resto, accada quel che accada. E quello che accade è che non si muove foglia in Consiglio che non passi da un accordo con le opposizioni.
In questa ottica le trattative in corso nell’emiciclo del Consiglio regionale pugliese tra il Pd e i gruppi di maggioranza – che sta incontrando in riunioni bilaterali – e, in un secondo momento, del centrodestra, sembrano piuttosto in salita. La sensazione, comune ai più, è che la legge elettorale non sarà toccata. Perché occorre un accordo di ferro nel centrosinistra per blindare le modifiche da eventuali blitz del voto segreto. E questo accordo di ferro, oggi, appare tanto più lontano quanti più sono i malumori. Se i civici, che vanno verso la lista unica, sembrano meno intenzionati a pretendere la soglia di sbarramento legata ai voti della coalizione e non più come ora del presidente, la norma anti-sindaci, quella sulle nomine della Laricchia sembrano davvero lontane dal poter essere definite. L’introduzione del consigliere supplente, invece, è in standby perché legata all’emendamento al decreto Pubblica amministrazione che, se il Parlamento riuscirà ad approvare, sventerà il taglio da 50 a 40 consiglieri.

L’unico punto più facilmente modificabile, al momento, sembrerebbe essere quello che riguarda la doppia preferenza. Una modifica che la Puglia tarda ad apportare e, proprio per questo, ha come conseguenza il commissariamento da parte del governo centrale. Così è stato 5 anni fa, così sarà se il parlamentino pugliese non interverrà in tempo utile.

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