Un grido di dolore e una richiesta di verità emergono dalla denuncia presentata da Federica, la moglie di Cosimo Giorgino, di 30 anni, deceduto nei giorni scorsi presso l’ospedale Vito Fazzi di Lecce. L’uomo, detenuto presso la Casa Circondariale di Lecce per reati contro il patrimonio, è stato colpito da un improvviso arresto cardiaco e trasferito d’urgenza in ospedale, dove ha lottato per la vita per 72 ore prima di spegnersi. Nel suo esposto alla procura della Repubblica di Lecce, la donna, assistita dall’avvocato Luca Puce, chiede che venga fatta piena luce sulle circostanze del decesso, richiedendo l’autopsia e il sequestro delle cartelle cliniche sia del carcere che dell’ospedale.
Secondo il racconto della moglie, Giorgino avrebbe manifestato problemi di salute già da tempo, con valori ematici alterati e un forte aumento di peso, probabilmente aggravato dalla terapia a base di psicofarmaci a cui era sottoposto. Nell’ultimo incontro con il marito, avvenuto il 4 marzo, la donna lo aveva trovato gonfio e in condizioni preoccupanti. Inoltre, secondo quanto riferito dai medici, nel tentativo di rianimarlo sarebbe stato inserito un presidio nella bocca, che Cosimo avrebbe involontariamente ingerito, innescando un’infezione letale.
«Non so cosa sia realmente successo – scrive la donna nella denuncia – ma sono convinta che le sue condizioni avrebbero dovuto destare maggiore allarme nei sanitari che lo avevano in cura». La donna, pur non formulando accuse precise, sospetta che ci sia stato un errore medico o una negligenza nel trattamento del marito, che poteva forse essere evitata con un’adeguata assistenza. Il pubblico ministero, Rosaria Petrolo, il prossimo 20 marzo conferirà l’incarico al medico legale Ermenegildo Colosimo per effettuare l’autopsia.
