Il Comune di Bari non è stato responsabile della confisca dei suoli su cui sorgeva l’ecomostro di Punta Perotti, abbattuto nel 2006 sul lungomare di Bari. Per questo, lo Stato non ha diritto di rivalersi sul Comune per i risarcimenti da oltre 46 milioni di euro che lo stesso Stato ha pagato ai proprietari dei suoli, come sancito da due sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2009 e nel 2012.
Essendo intervenuto nella fase di rilascio delle autorizzazioni edilizie, il Comune sarebbe dunque “estraneo al segmento a valle della vicenda, rappresentato dalla confisca dei beni, posta a fondamento della pronuncia resa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo”.
Nella prima sentenza del 2009 fu stabilito un indennizzo di 40mila euro per ciascuna società (danni morali e spese processuali); nella pronuncia del 2012 fu deciso un risarcimento totale di 46 milioni da parte dello Stato per i danni subiti per la confisca (37 milioni per Sudfondi, 9 milioni e mezzo per Mabar e 2,5 per Iema). Dopo avere versato le somme, la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell’Economia hanno deciso di rivalersi sul Comune di Bari ritenendolo responsabile del procedimento amministrativo che portò a concedere le autorizzazioni ai costruttori, e poi alla confisca per lottizzazione abusiva. A ottobre scorso il Tribunale civile di Bari aveva accolto l’opposizione del Comune alla prima richiesta di rivalsa avanzata dallo Stato per complessivi 121.800 euro. Ora si è pronunciato sulla parte più corposa del risarcimento, quella da 46 milioni.