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Crollo palazzina a Bari: dopo il salvataggio di Rosalia, s’indaga su cause e responsabili

Un miracolo: sopravvissuta per 27 ore sotto le macerie della palazzina di via De Amicis, a Bari, Rosalia De Giosa, 74 anni, dopo aver ringraziato i vigili del fuoco che l’hanno salvata, li ha implorati di cercare il suo cane Samira, ancora disperso. “È lei che mi ha vegliata e mi è stata accanto per tutto il tempo”: ha detto della sua inseparabile compagna a quattro zampe. Un appello che ha commosso i soccorritori e l’intera città. Ma il cane, ritrovato sotto le macerie e affidato ai parenti di Rosalia, non rivedendo la sua padrona è fuggito. Un motivo di angoscia per l’anziana, ricoverata al Policlinico di Bari per controlli, che non smette di chiedere di Samira. Da qui la mobilitazione della famiglia e dei volontari per cercare il cane, che ha un microchip e potrà essere identificato.

Intanto, sul crollo della palazzina di cinque piani, dichiarata inagibile già a febbraio 2024, indaga la polizia coordinata dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis con la sostituta Silvia Curione. I lavori di riqualificazione erano appena iniziati, e fino a un minuto e mezzo prima del crollo all’interno dello stabile c’erano tre tecnici e due operai, oltre a una famiglia con un bambino. Tutti scappati in tempo, quando hanno capito che la situazione stava precipitando. I cinque piani si sono polverizzati alle 18:44 del 5 marzo. Dalla prima ricostruzione degli inquirenti, che indagano per crollo colposo al momento a carico di ignoti ma presto ci saranno i primi iscritti nel registro degli indagati, è certo che attorno alle 18 un inquilino di un palazzo adiacente avesse avvertito degli scricchiolii sospetti e notato una crepa vistosa in un muro. Immediatamente avvertito il direttore dei lavori, è scattato il sopralluogo in cui tecnici e operai avrebbero avuto subito la percezione del pericolo di crollo. I verbali con le dichiarazioni dei cinque testimoni oculari sono i primi atti finiti nel fascicolo. Sarà però la consulenza tecnica a dare le risposte che gli inquirenti cercano: perché il palazzo è crollato, e per colpa di chi. Ma prima bisognerà mettere in sicurezza l’area sotto sequestro, dove c’è anche una parte di palazzo ancora pericolante. Già nel 2023 era stata accertata la “presenza di dissesto statico di un pilastro in cemento armato” al piano interrato e di un altro al piano terra, oltre a “infiltrazioni” e lesioni “diffuse”. Una situazione che aveva indotto gli uffici comunali a ordinare l’evacuazione immediata dell’edificio e la messa in sicurezza, con divieto di accesso. Ma alcuni residenti continuavano a tornare nei propri appartamenti per recuperare effetti personali o addirittura per restarvi per giorni. Anche su questo bisognerà fare luce.

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