Si avvicina l’8 marzo, una giornata che si presenta anche come un’occasione per riflettere sulla condizione delle donne, spesso vittime silenziose di violenze fisiche e psicologiche. Dietro la forza e la determinazione di tante donne si celano infatti sofferenze inconfessate, soprusi subiti in casa, sul posto di lavoro e in molte altre circostanze.
L’omicidio di Giulia Cecchettin ha scosso l’opinione pubblica e portato a un potenziamento delle misure di protezione per le vittime di violenza di genere. Il cosiddetto Secondo Codice Rosso ha rafforzato gli strumenti di tutela, cercando di intervenire prima che sia troppo tardi.
A seguito di queste misure, si è registrato un incremento delle denunce per reati legati alla violenza domestica e agli atti persecutori. Nella provincia di Lecce, ad esempio, sono attualmente attivi 580 dispositivi di vigilanza generica radiocollegata, destinati a garantire un monitoraggio costante e una maggiore sicurezza per le vittime.
Le statistiche raccolte dal Centro Antiviolenza Renata Fonte di Lecce rivelano la drammaticità del fenomeno. Solo nel 2024, 174 donne hanno chiesto aiuto. La fascia d’età più colpita è quella tra i 30 e i 39 anni (32%), seguita da quella tra i 40 e i 49 anni (23%).
La violenza di genere assume molteplici forme:
44% ha subito violenza fisica
45% violenza psicologica
2% violenza sessuale
4% stalking
Colpisce, tuttavia, il dato relativo alle denunce: solo il 34% delle vittime ha trovato la forza di denunciare, mentre il 66% ha scelto di non farlo per paura di ritorsioni o per sfiducia nelle istituzioni. Questo dimostra come, nonostante gli strumenti normativi disponibili, la paura e la solitudine restino ostacoli difficili da superare.
Da non dimenticare la storia giunta dal piccolo comune di Collepasso che ha dimostrato come l’intuito e la sensibilità possano fare la differenza. La comandante della polizia locale, Maria Grazia Esposito, nel corso di un servizio, aveva infatti percepito il disagio di una donna vittima di atti persecutori da parte dell’ex compagno. E proprio grazie alla sua competenza e alla cautela con cui ha gestito la situazione, la donna è stata messa in sicurezza, ricevendo il supporto necessario.
Un episodio, questo, che evidenzia quanto sia fondamentale una rete di protezione attenta e presente, capace di cogliere i segnali di pericolo e intervenire tempestivamente.
La violenza di genere non è un problema privato, ma una questione sociale che riguarda tutti e l’8 marzo deve essere una giornata di celebrazione, ma anche un momento di impegno concreto per costruire una società più giusta e sicura per tutte.