BRINDISI – Nonostante la promessa di portare a termine gli investimenti, per i quali erano in fase di valutazione anche sostegni da parte regionale, le produzioni dell’impianto Euroapi di Brindisi sono ancora inferiori al 30%
Si tratta di una situazione insostenibile, visto che lo stesso stabilimento ha visto le sue produzioni ripartire appena lo scorso agosto dopo uno stop per “mancanze nel controllo qualità”.
Nonostante un efficace ed affidabile piano di azioni correttive avviato nel sito e la riattivazione della licenza di conformità, le produzioni dei principi attivi stentano a ripartire.
A denunciarlo è il segretario della Femca Cisl Taranto/Brindisi Marcello De Marco, il quale conferma che la produzione di Rifaximina (antibiotico), che rappresenta una parte importante delle produzioni del sito brindisino, non è mai davvero ripartita in quanto sembra essere venuto meno un cliente storico. Quindi produzioni ad oggi ferme.
E battono la fiacca anche altre produzioni dello stabilimento brindisino come la Rifamicina, la Rifampicina e la Teicoplaniana
L’unica produzione attualmente in forze è quella della spiramicina che verrà fermata però definitivamente entro il 2025 in quanto l’unico cliente, nonché proprietario del processo, in questo caso Sanofi, ha già deciso che il prodotto non serve più perché fuori mercato, a dispetto di quanto promesso tempo addietro e cioè solamente 4 anni fa, in fase di cessione del ramo d’azienda.
Tra l’altro, proprio per produrre questa materia prima, la Sanofi ottenne finanziamenti regionali grazie alla sottoscrizione di un accordo di programma. Ora, dopo soli dieci anni, si vogliono dismettere gli impianti.
Per quanto riguarda, invece, il nuovo investimento per la produzione dei sali di vitamina B12, con il nuovo impianto chimico autorizzato si rimanda il lotto tecnico di validazione da circa tre mesi.
Ci sono tutti i presupposti, insomma, perché dai dati riferiti all’andamento finanziario del gruppo verranno fuori le passività dello stabilimento, con le drammatiche decisioni che potrebbero scaturirne.
Da qui il grido di allarme che non può e non deve essere trascurato per evitare un’altra tragedia occupazionale per Brindisi.