BARI – La notizia negativa è che la crisi idrica che stiamo vivendo in questo momento “è la più preoccupante degli ultimi anni”. La buona, è che la Puglia non arriverà alle condizioni drammatiche della Basilicata che ha dovuto chiudere i rubinetti anche nelle abitazioni. Almeno questo sino a ottobre novembre di quest’anno.
E’ quanto emerso nel corso delle audizioni nella seduta congiunta delle commissioni convocate prima della seduta monotematica del Consiglio regionale dell’11 marzo. E dunque, Acquedotto Pugliese ha tracciato il quadro della situazione. Le restrizioni in atto, ovvero il blocco dei picchi di pressione notturni soprattutto, consentono di prospettare una estate piuttosto tranquilla. Il quadro generale, però, “è critico”. Gli invasi sono vuoti, del resto per Caposele non sarà possibile sperare nel picco perché non ha nevicato e questo significa che non scorrerà acqua che lo riempirà. Lo stesso sarà per tutte le sorgenti che daranno il 28% di acqua in meno. Perché fa caldo d’estate, troppo, e non nevica d’inverno sulle alture. La Puglia, oltretuttto, acqua non ne ha e la falda si sta esaurendo. Il rapporto con le Regioni vicine, ricche d’acqua, non è sempre semplice. E questo completa il mosaico delle difficoltà che portano dritte alla crisi attuale. La dirigente di Aqp Portincasa ha ricordato il rapporto complicatissimo con la Basilicata della scorsa estate e quello quasi impossibile con il Molise con il quale solo ora pare essersi aperto uno spiraglio. Ecco perché si punta al dissalatore, dopo quello di Taranto sarà Brindisi ad ospitarlo a servizio del Salento adriatico.
L’altra linea di intervento è sulle perdite. La rete è lunga 22mila chilometri, con molte condotte che hanno ormai dai 50 ai 120 anni, con un tasso di perdita d’acqua del 40%; la prospettiva è di scendere entro il 2026 al 36%. Gli investimenti per questi interventi sono, complessivamente, di un miliardo e 700milioni di euro. Nel piano di emergenza idrica che la Regione sta per aggiornare non arrivano, però, notizie confortanti per l’immediato: non si potranno infatti consentire erogazioni standard per uso irriguo. I Consorzi dovranno comunicare i fabbisogni minimi nei campi così da poter pianificare l’uso della poca acqua che c’è.