Un panificio come base operativa e il pane che veniva ordinato corrispondeva, invece, ai panetti di droga che dovevano essere confezionati. È quanto scoperto dalla Direzione Distrettuale Antimafia dalla Squadra Mobile di Lecce che hanno arrestato nove persone, otto in carcere e una ai domiciliari, su 17 indagati coinvolti in un vasto traffico di sostanze stupefacenti e armi, alcuni già condannati per aver fatto parte della “Sacra Corona Unita”. Le indagini hanno preso il via nel 2020, a seguito di una perquisizione a Lecce dopo aver fermato un piccolo spacciatore, arrivato a svelare un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, con una struttura gerarchica ben definita, e sequestrando numerose armi, anche da guerra, esplosivi e ingenti quantità di sostanza stupefacente, in particolare eroina, per un ammontare di oltre 60 kg. Al vertice, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, vi sarebbe stato Fabio Marzano, il quale avrebbe gestito direttamente gli approvvigionamenti di cocaina, eroina e hashish, stringendo accordi con i fornitori e organizzando la distribuzione sul territorio. Dopo il suo arresto nel 2021, il controllo delle operazioni sarebbe stato assunto dalla moglie, Maria Perrone, che avrebbe continuato a gestire il recupero crediti dello stupefacente ceduto. A disposizione dell’organizzazione luoghi di stoccaggio sicuri e un sistema collaudato per la cessione al dettaglio. Un punto nevralgico della rete per lo spaccio di cocaina e hashish era un panificio, per gli investigatori gestito da Vincenzo Paladini in collaborazione con Marco Franchini e Fabio Marzano. Il continuo via vai di clienti non destava sospetti, mentre la droga veniva consegnata con discrezione ai compratori. Nel retrobottega e nelle aree riservate del panificio sarebbero avvenuti incontri tra membri dell’organizzazione e acquirenti. Alcuni pagamenti venivano effettuati in contanti direttamente alla cassa, camuffati da normali acquisti di pane e prodotti da forno, mentre altre transazioni avvenivano attraverso ricariche su carte prepagate. Marco Franchini, inoltre, avrebbe messo a disposizione un box auto per il frazionamento e la distribuzione, mentre Danilo Ferreri e Gabriele Marra si sarebbero occupati dello smercio al minuto. L’attività investigativa ha consentito di documentare numerose cessioni di droga anche attraverso chat criptate con l’uso di un linguaggio in codice per comunicare gli scambi. Parlavano di “caffè” per la cocaina o di “batteria” per i pagamenti in contanti, ma anche riferimenti a “torte”, “vernice bianca” e “sedie alte 100 cm”. Parole come “forno caldo” o “impasto speciale” venivano usate per riferirsi a specifici quantitativi di sostanza stupefacente. Inoltre, la DDA ha accertato la disponibilità da parte del sodalizio criminale di un vasto arsenale di armi da fuoco e materiale esplosivo, tra cui un fucile d’assalto AK-47, pistole con matricola abrasa e diversi chili di tritolo, nascosti all’interno di un’abitazione a Lecce. Gli indagati sono accusati anche di detenzione illecita di armi da guerra.
I NOMI DEGLI ARRESTATI:
Fabio Marzano, 56 anni, di Lecce; Carmelo Capoccia, 59 anni, di Lecce; Igor Capone, 60 anni, di Lecce; Danilo Ferreri, 56 anni, di Lecce; Marco Franchini, 51 anni, di Lecce; Gabriele Marra, 58 anni, di Lecce; Vincenzo Paladini, 36 anni, di Lecce e Massimo Ricercato, di 51 anni, di Lecce.
Ai domiciliari: Maria Perrone, 53 anni, di Lecce.