Anche se non ha confessato e si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia, resta Cosimo Loiola l’unico indagato e recluso in carcere per l’efferato omicidio di Sebastiano Danieli, avvenuto nelle campagne di Galatone martedì scorso. Per la gip Tea Verderosa sussistenti gravi indizi di colpevolezza e pericolosità sociale dell’indagato. Secondo quanto emerso dalle indagini, Loiola avrebbe colpito ripetutamente Danieli con un’ascia, infliggendo ferite letali alla testa della vittima. A rafforzare l’accusa vi sono diversi elementi: le minacce di morte pregresse rivolte dall’indagato alla vittima e ad alcuni suoi familiari; le riprese delle telecamere di sorveglianza di due abitazioni differenti che immortalano Loiola mentre si dirigeva verso il luogo del delitto e che mostrano l’aggressione mortale ai danni di Danieli; e poi il ritrovamento, nell’abitazione dell’indagato, di un’ascia con tracce ematiche compatibili con il delitto. L’omicidio, caratterizzato da estrema violenza e reiterazione dei colpi, ha evidenziato un alto grado di pericolosità da parte di Loiola, il quale ha inferto i colpi anche quando la vittima era già a terra, causando un trauma encefalico con frattura della volta cranica. Ma ulteriori conferme si avranno nelle prossime ore quando il medico legale Alberto Tortorella, nella mattinata di sabato eseguirà l’autopsia. Durante l’interrogatorio, Loiola si è avvalso della facoltà di non rispondere, evitando di fornire spiegazioni sulle accuse a suo carico, sia davanti al gip che agli investigatori poco prima del fermo ha riferito di lavorare alla Nato. Dopo l’omicidio Loiola sarebbe tornato nella sua abitazione senza mostrare segni di voler scappare. Ma la misura della custodia cautelare in carcere è stata disposta a causa della pericolosità sociale dell’indagato e del rischio di reiterazione del reato. L’ipotesi di un braccialetto elettronico è stata scartata, in quanto ritenuta insufficiente a garantire che Loiola non potesse commettere nuove violenze. Il gip ha sottolineato come l’indole aggressiva e la scarsa capacità di autocontrollo dell’indagato costituiscano un rischio elevato per la sicurezza pubblica.
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