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Cani maltrattati per accattonaggio a Lecce: una vergogna senza fine

Ancora una volta, la città di Lecce si trova a dover assistere a uno spettacolo indegno e crudele: ossia quello di cani usati come strumenti di accattonaggio. L’ennesima segnalazione è giunta al Rifugio di Aura da un cittadino che racconta di un cagnolino costretto a restare fermo su via Trinchese dentro una cesta con un ridicolo cappello in testa e una ciotola per le offerte accanto, insieme a un cartello con su scritto: “Che cavolo guardi!”, quasi a voler zittire chiunque si fermasse a riflettere su questa ingiustizia.

Ma la situazione è ancora più grave: il “proprietario” di questi animali è una persona già nota per simili pratiche, alla quale la scorsa estate era già stato sequestrato un cane. Eppure, invece di fermarsi, ha addirittura raddoppiato il numero di cani impiegati in questa forma di sfruttamento. Tra i pupazzi utilizzati per ingannare i passanti, si nascondono due cani veri, completamente immobili, come se fossero anestetizzati o addestrati a rimanere in quella posizione per ore.

Ma oltre alla crudeltà verso gli animali, questa situazione rappresenta anche un danno all’immagine della città di Lecce, che non può permettere che simili atti di maltrattamento avvengano sotto gli occhi di tutti, nell’indifferenza generale. I cittadini, indignati, chiedono quindi, anche attraverso lo sportello dilloatalerama,  giustizia per questi poveri cani attraverso un’azione immediata.

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