Dalle oltre 1200 pagine dell’inchiesta Sud Est che ha portato all’arresto di 87 persone su 112 indagati, emergerebbe un sistema ben collaudato di riciclaggio dei proventi del narcotraffico e di altre attività illecite. Un dialogo intercettato l’8 dicembre 2021 ha avuto un peso significativo nelle indagini. Cristian Stella e Andrea Podo si interrogavano sul perché Antonio Baldari, commercialista e rappresentante legale di uno studio contabile di Gallipoli, non fosse ancora finito sotto la lente della magistratura. Baldari, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto un ruolo centrale nel reinvestire i proventi illeciti di Antonio Marco Penza e della moglie, facilitando l’apertura di nuove attività commerciali. Il gruppo, attraverso il supporto consapevole di Baldari e di altri soggetti, riusciva a riciclare il denaro trasformandolo in investimenti apparentemente legittimi.
Un altro elemento chiave dell’inchiesta riguarda il reinvestimento dei proventi illeciti in beni di lusso. Parte dei fondi sarebbe stata utilizzata da Antonio Leto per acquistare automobili di valore, intestate a prestanome, ma anche rolex e altri gioielli. Ma il gruppo sembra avesse le mani in pasta anche nel settore della ristorazione per ripulire il denaro sporco, come il ristorante “Quinto”, inaugurato nel 2022 nei pressi di Piazza Mazzini da Cristian Stella e dalla sorella Serena attraverso la società “La Stella srl”. Gli investigatori hanno individuato diverse anomalie nei bilanci, tra cui stipendi insolitamente alti per i dipendenti, segnale di possibili operazioni di riciclaggio. Ogni singolo cameriere avrebbe guadagnata 2mila euro al mese. Anche Antonio Leto avrebbe seguito la stessa strategia, investendo nel Lounge Bar di Piazza Partigiani, già sottoposto a misura patrimoniale nel 2021. Ulteriori prove hanno rivelato come Leto disponesse di ingenti somme provenienti dallo spaccio, reinvestite non solo in attività commerciali, ma anche in beni di lusso, come un Rolex da 23mila euro, acquistato a un prezzo ribassato. Il nome di Baldari viene tirato in ballo in un’altra operazione, quella del novembre del 2024 della guarda di finanza, che lo portò dietro le sbarre con l’accusa di aver gestito il riciclaggio per conto del gruppo Penza attraverso società come la “Vitruvio Società Cooperativa”, con sede a Lecce. Gli inquirenti hanno ricostruito il metodo utilizzato: Baldari avrebbe ricevuto denaro in contanti dalla moglie di Penza e, tramite società fittizie, lo avrebbe reinserito nel sistema finanziario ufficiale con bonifici bancari, simulando stipendi e altre transazioni lecite.
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