TARANTO – La nave Taranto sta affondando, e le sirene d’allarme echeggiano sempre più forti. Disattese scadenze, mercato bloccato, squadra allo sbando: un quadro desolante che si aggrava di giorno in giorno. Nuove penalizzazioni potrebbero inoltre appesantire ulteriormente la classifica, che vede gli ionici fermi a 3 punti, all’ultimo posto.
In mezzo a questa crisi, emerge anche un senso di nostalgia, soprattutto da parte di chi, per quella maglia, ha sempre combattuto.
“Ciao Taranto, hai visto come passa in fretta questo maledetto tempo? Avrei voluto non fosse passato così velocemente o, forse, avrei preferito fermarlo. Speravo che il mio momento non arrivasse mai: il momento di doverti salutare, salutare questa città che ormai è diventata casa mia.”
Con queste parole, Mastromonaco, ultimo reduce della promozione in Serie C, saluta amaramente la città. Un addio che riecheggia quelli di Papazov, Verde, Del Favero e Meli. Anche Battimelli potrebbe partire, ma si spera di riuscire a trattenerlo. Lo scenario, tuttavia, resta incerto.
L’allenatore Murgia, dopo la sconfitta con il Trapani, aveva richiesto rinforzi, ma la società, alle prese con gravi difficoltà economiche, non è in grado di accontentarlo. Nel frattempo bisogna pensare alla trasferta di Altamura, una sfida che si preannuncia particolarmente complicata contro una squadra di metà classifica. Come il Taranto arriverà a questo appuntamento, e se ci arriverà, resta un rebus.
Secondo il calendario, si dovrebbe giocare appunto lunedì sera. Tuttavia, attraverso l’AIC, i calciatori del Taranto hanno diffuso un duro comunicato in cui denunciano la “propria inaccettabile e insostenibile condizione lavorativa”. I giocatori hanno dichiarato lo stato di agitazione, preannunciando uno sciopero proprio per lunedì 27 gennaio 2025, qualora la società non provveda al pagamento delle mensilità arretrate.
Il futuro appare sempre più oscuro. La città intera resta con il fiato sospeso, sperando in un miracolo che possa salvare la squadra: non tanto dalla retrocessione, ormai quasi inevitabile, ma dal fallimento.
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