LECCE – Un errore, come accertato, imputabile all’amministrazione di Palazzo Carafa nella qualificazione dell’area, che da spazio pubblico si scopre essere area demaniale, e di colpo lo storico bar Yvonne di San Cataldo, diventa abusivo, nonostante il regolare pagamento degli oneri sia proseguito nel corso degli anni. Ed a nulla sono valsi i tentativi di arrivare ad una soluzione della vicenda andati avanti negli anni. Così adesso, come si legge in una nota inviata dai legali della proprietaria del bar, divenuto punto di riferimento per vive la marina leccese, arriva una richiesta di risarcimento di ben due milioni e duecentomila euro. “La titolare, Urso Yvonne, ha sempre provveduto al pagamento del canone quantificato dallo stesso Comune a titolo di occupazione di suolo pubblico, confidando legittimamente nel potere istruttorio dell’Ufficio competente e nella legittimità e validità del provvedimento autorizzativo scaturente dall’Amministrazione comunale”, scrivono gli avvocati Anna Maria Ciardo e Daniele Montinaro, che aggiungono: “Peraltro la titolare del bar Yvonne ha più volte sollecitato la rettifica dei titoli, in conformità anche alle indicazioni della Regione Puglia, che ha in più occasioni chiarito come alcuna gara sia necessaria nel caso in questione trattandosi di “riconversione” del titolo esistente”. Una vicenda, quella dello storico bar di San Cataldo, che prosegue nelle sedi giudiziarie. Il prossimo quattro febbraio, nuova udienza davanti al Consiglio di Stato. Obiettivo, come dicono i legali, quello di mettere fine ad un contenzioso inutile e dispendioso per le due parti in causa.
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