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Taranto, di male in peggio

TARANTO – Nel gelo tagliente di Francavilla Fontana, sotto il cielo grigio della Nuovarredo Arena, è andato in scena un altro capitolo del tormentato cammino del Taranto. Un cammino che, più che una stagione sportiva, somiglia sempre più a un’odissea piena di insidie e naufragi.

Sabato scorso, davanti a spalti deserti, i rossoblù hanno incassato l’ennesima sconfitta, questa volta contro il Messina. Ormai, per i tifosi, contare le delusioni è come cercare di tenere a mente i giorni di una lunga notte senza fine.

Il Coordinamento Tifosi Tarantini Fuorisede non è rimasto a guardare e ha deciso di agire, lanciando una petizione rivolta alla APS Taras. L’obiettivo? Revocare la concessione d’uso dello storico stemma, simbolo di un’identità che sembra sfumare sotto il peso delle difficoltà. Una richiesta impossibile, ovvio, ma che testimonia tutta la tristezza del momento.

La situazione appare sempre più precaria, un terreno sabbioso che cede sotto i piedi. Ogni settimana si procede a tentoni, sperando di arrivare quantomeno alla prossima partita, cercando di allestire una squadra in grado di scendere in campo con dignità. Ma il tempo stringe e, con esso, crescono i dubbi: il permesso per l’attuale allenatore Bisignano scade il 20 gennaio, e senza una guida tecnica si rischia di perdere a tavolino. Nel frattempo, si rincorrono voci di cessioni societarie, ma restano solo eco lontane in un silenzio assordante.

In mezzo a questa tempesta, il mercato in entrata è bloccato fino a quando non si salderanno le pendenze, le casse sono vuote ed i calciatori fuggono via. Tirare avanti è diventata un’impresa titanica: come navigare senza una bussola, in un mare agitato, cercando disperatamente di non affondare. Ogni nuova giornata sembra una puntata di un dramma infinito, con i tifosi che, tra rabbia e rassegnazione, si aggrappano a un filo di speranza, aspettando un segnale, una svolta, un raggio di luce che squarci le nubi. Nella migliore delle ipotesi si retrocederà in serie D, nella peggiore c’è il fallimento. Un pensiero amaro, certo, ma forse meno amaro del rischio concreto di un fallimento che si fa sempre più reale. Intanto sabato c’è da programmare la trasferta a Trapani e come ci arriverà il Taranto, al momento, è un rebus.

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