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Dalla Curva Nord al campo: la storia d’amore di mister Schipa con il Lecce

Simone Schipa, allenatore Under 18 US Lecce

LECCE – Quello appena trascorso è stato un weekend molto positivo per il Lecce, che ha espugnato Empoli con la prima squadra ma ha vinto anche con la Primavera a Verona e con l’Under 18 contro il Cagliari. Ne ha parlato proprio l’allenatore dell’Under 18 giallorossa, Simone Schipa, ospite a Piazza Giallorossa:

“Sono tre percorsi diversi e, ovviamente, la vittoria più importante è quella della prima squadra. La vittoria di Empoli ci voleva proprio per ricaricare di energia positiva tutto l’ambiente, per credere tutti insieme nell’obiettivo prefissato che è la salvezza, sapendo che comunque è difficile e che ci saranno tante difficoltà durante questo percorso”.

Simone Schipa, leccese purosangue, tifoso tra i più appassionati, sorride quando un telespettatore gli chiede se è vero che segue le partite del Lecce in Curva Nord. Dalle sue parole traspare un amore forte, profondo, unico, per la squadra della sua città:

“Lo sa tutto il mondo che vado in Curva Nord dal 1983, certo, ormai, come i vecchietti, mi metto giù (sorride, n.d.r.). Vi posso assicurare che vivere la partita da quell’angolazione, da quella prospettiva, è un altro mondo, e mi emoziono solo a dirlo”.

Schipa, salentino doc, non nasconde tutta la sua felicità nel guidare la maglia che ama:

“Credo di essere la persona più felice del mondo: faccio il lavoro che mi piace, lo faccio nella squadra che amo, nella mia terra. Non penso si possa volere di più nella vita”.

Radici, identità, amore, senso di appartenenza: questo è essere salentini. Un senso di appartenenza che Schipa ha ritrovato solo a Cagliari:

“Questo senso di appartenenza per la nostra terra, per la nostra squadra, ce lo invidiano in tutta Italia. Girando con la mia squadra, lo vedo, ce lo dicono, lo viviamo. La stessa cosa l’ho vissuta solo a Cagliari”.

Poi torna al suo compito, alla missione del settore giovanile: formare calciatori sì, ma ancor prima uomini:

“L’obiettivo principale è la crescita dei ragazzi, a 360 gradi, sotto tutti i punti di vista: tecnico, tattico, fisico, mentale. Perché abbiamo un ruolo importante anche nella loro crescita come uomini. Molti non riusciranno a diventare calciatori, ma dobbiamo dare un’impronta importante, perché l’uomo resta”.

Infine, testa alla prossima sfida: il Lecce va a Cagliari, seconda trasferta consecutiva, altro scontro diretto:

“Il Cagliari è una squadra che, avendo fatto meglio fuori casa, predilige avere la profondità da attaccare. Io forse farei una partita di attesa, per poi ripartire”.

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