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Poche e rotte: le sedie a rotelle dell’oncologico diventano un caso

LECCE – La condizione di un malato oncologico non è certo semplice. E’ ricca di ansie, di preoccupazione, di un continuo saliscendi di stati d’animo contrastanti, tra speranza di uscire dal tunnel e paura di non farcela. Se a questo ci aggiungiamo ostacoli imprevisti e inaccettabili, il percorso di cura rischia di essere assai tribolato e, per certi versi, sconfortante.

L’ultima denuncia al nostro sportello Dillo a Telerama è giunta direttamente da chi, ogni giorno, combatte tra la vita e la morte, affidandosi alle cure del caso. Una volta arrivati davanti all’ingresso del Polo oncologico di Lecce i pazienti vengono presi in carico da personale specializzato. Peccato, però, che siano costretti ad “accomodarsi” – per così dire – su due sedie a rotelle, rotte e fatiscenti, come possono certificare queste foto. Sono le uniche due messe a disposizione per i malati oncologici per essere accompagnati a fare una visita di controllo o degli esami specialistici o per essere sottoposti ad una seduta di chemioterapia. Una situazione inaccettabile che chiama in causa le responsabilità della Asl.

Ma i problemi non si fermano qui. E’ il percorso di accompagnamento del paziente oncologico a lasciare a desiderare, almeno secondo quanto riferito al nostro Sportello. “Chiediamo solo di essere messi nelle condizioni di poter essere accolti nel migliore di modi viste le difficoltà oggettive che viviamo nella nostra condizione di malati. Anche le informazioni sono carenti”, denuncia un paziente in cura presso il Polo oncologico.

Non tutti, a quanto pare, conoscono l’esistenza del Coro, il Centro di Orientamento Oncologico. L’obiettivo è quello di orientare e supportare l’ingresso dei nuovi pazienti nella Rete Oncologica Pugliese. Una struttura fondamentale, dunque, per accogliere e orientare il paziente con sospetta neoplasia, prenotare gli esami e/o le visite necessarie alla diagnosi tumorali, rilasciare l’esenzione ticket temporaneamente o definitivamente e avviare di fatto il paziente oncologico al percorso terapeutico. “Per fortuna – sostiene un paziente oncologico – ci sono i volontari che ci danno una mano anche per il disbrigo di pratiche amministrative”.

Ma non può essere questa la soluzione. Occorre che il sistema funzioni a dovere per accogliere e coccolare questi pazienti nel migliore dei modi.

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