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Si ritrova senza un tetto: da un mese vive in Pronto Soccorso

GALATINA –  “Forse le sembrerà strano ma in tutto questo marasma ho potuto toccare con mano la generosità di chi si sta occupando di me: medici, infermieri e persone veramente amiche”.

Queste parole hanno un peso doppio perchè a proferirle è un uomo che a 62 anni, e con patologie degenative, si è ritrovato solo e per strada dopo essere ritornato da Ravenna nel Salento dalla sua famiglia, con un’unica speranza: “quella di avere un minimo di attenzioni – spiega – perchè lontano e da solo non potevo più andare avanti”.

Francesco, questo è il suo nome, dal 6 dicembre scorso vive in Pronto Soccorso a Galatina, dove è arrivato in ambulanza per un presunto stato confusionale. Da quel giorno dall’ospedale non è andato più a riprenderlo nessuno.

Se uscisse non saprebbe dove andare e i medici di lasciarlo in strada non se la sono sentita, avviando parallelamente le procedure previste in casi come questo per trovargli una sistemazione. Cosa che, considerata l’emergenza abitativa in atto e la residenza che risulta ancora a Ravenna dove viveva, non è affatto facile.

Il 6 di dicembre l’uomo ha lasciato una Rsa nella quale era stato accolto di comune accordo con i suoi familiari “ma qui – ci spiega – il piano alimentare non era adeguato al diabete e alla malattia di Crohn” che lo affliggono e non gli era consentita neanche la libera uscita, nonostante gli accordi pregressi avessero previsto tutt’altro – motiva – e considerato che seppur piano (a causa di un crollo vertebrale) sia in grado di muoversi autonomamente e non abbia alcun tipo di deficit psichico.

Rimasto solo e per strada, dopo aver lasciato la struttura, un’ambulanza – su chiamata di istituzioni e familiari – lo ha trasportato in Pronto Soccorso, “lì ti faranno tutti gli accertamenti sanitari che da tempo non riesci a fare” gli è stato detto. Ma le cose non sono andate proprio così. Arrivato nel reparto di Psichiatria, il medico ne ha disposto le immediate dimissioni, ma nessuno è andato a prenderlo.

Ad ogni modo ci sono persone, poche ma buone, che gli sono accanto e lo stanno aiutando a smaltire quella burocrazia di cui da solo non potrebbe occuparsi, come la pratica per la richiesta di pensione e accompagnamento che pure ha provato a far incardinare per ben due volte.

Intanto ciò che chiede, grato ma consapevole di essere nel posto sbagliato suo malgrado, è questo: “qualunque soluzione che possa portarmi via di qui andrebbe bene, perchè so di essere di intralcio alle normali attività del Pronto Soccorso. Medici e infermieri hanno dimostrato un grande cuore, un’umanità degna di nota…ma questo non è il mio posto e non è giusto che io sia qui”. 

 

 

 

 

 

 

 

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